Ci sono valutazioni in corso che non riguardano solo una procura, ma anche il tema più ampio dei diritti, dopo la denuncia choc arrivata in consiglio comunale a Genova martedì, quando la consigliera genovese Francesca Ghio ha affidato ad una lettera letta in aula il racconto di una serie di violenze 'fisiche e psicologiche' subite quando era solo una ragazzina.
Dodici anni, quando Ghio viveva "nel cuore della 'Genova-bene" ed è stata violentata "tra le mura di casa, ripetutamente, per mesi e mesi - come ha detto lei stessa - da un uomo di cui mi fidavo e che nessuno avrebbe pensato potesse essere un mostro. Un dirigente genovese, il vostro bravo ragazzo".
Dopo aver appreso la notizia dai media la procura di Genova ha aperto un fascicolo, valutando in questa fase la possibilità di condurre accertamenti sulla vicenda denunciata da Ghio, che oggi ha trentuno anni, per chiarire eventuali possibilità di perseguire il reato nonostante l'ampia finestra temporale trascorsa.
Un tema non nuovo, sollevato anche a livello internazionale ai tempi di MeToo, che parte dal difficile ricorso alla giustizia in casi di violenze sessuali, non solo in termini di accesso materiale ma anche di possibilità di realizzare da parte di una vittima, magari minorenne, l'entità del danno psicologico e fisico subito, e da qui portare alla luce il reato e concretizzare una querela, affrontando - con costi anche emotivi ingenti - il processo eventuale che potrebbe sorgere.
Gli episodi raccontati da Ghio non erano mai stati denunciati prima, né la lettera letta in aula dalla consigliera ha fatto riferimenti precisi circa l'identità del presunto autore. Nessun nome, solo un'accusa precisa e circostanziata nelle parole e nel racconto di Ghio, che ha spiegato ad una sala rossa ammutolita di aver taciuto a lungo la storia, decidendo di renderla nota ora usandola come "atto politico". "Secondo me - ha concluso - un atto dovuto per il ruolo che ricopro", per dare voce alle vittime di violenze.
L'apertura di un'indagine parte dal racconto e costituisce un atto dovuto per approfondire una vicenda che, sulla carta, potrebbe ancora oggi essere perseguita, anche a distanza di quasi vent'anni. Ma apre una serie di scenari giuridici dirimenti, e in qualche modo anche rari, come questioni di diritto in sé.
Il fascicolo è aperto, al momento, contro ignoti. Non serve querela per aprirlo perché gli uffici, appresa la notizia di un possibile reato aggravato dall'età della vittima al momento dei fatti minorenne ed inferiore non solo ai 16 anni - soglia dell'imputabilità - ma anche ai 14, possono stabilire di avviare accertamenti sul contesto ed eventualmente procedere ad indagini. Qui si innesca però un tema chiave, che è quello della prescrizione, legato alla perseguibilità.
Gli episodi sono risalenti nel tempo, circostanziati dalla vittima a quando aveva dodici anni, quindi il periodo temporale potrebbe essere quello intorno al 2005, diciannove anni fa. Dopo la denuncia pubblica la procura potrebbe decidere di ascoltare Ghio, come persona offesa ed anche come persona informata sui fatti, caso nel quale avrebbe l'obbligo di indicare l'identità del presunto autore delle violenze.
Ai fini del calcolo della prescrizione del reato, l'istituto giuridico che indica genericamente e in senso ampio fino a quando lo Stato ha interesse a perseguire un illecito, andrebbe considerato un doppio elemento temporale. Il primo riguarda l'ipotesi di reato contemplata e il secondo la normativa vigente al tempo.
L'ipotesi vagliata ad ora è quella di violenza sessuale, che prevederebbe una soglia di dodici anni per la prescrizione, raddoppiata nel caso di minore età della vittima, caso questo nel quale si calcola a partire dal compimento dei diciotto anni. La previsione normativa è stata introdotta però con una riforma al codice nel 2017, quindi in un arco temporale successivo a quello in cui si sarebbero consumate le violenze. Ma non essendo le leggi penali retroattive ne va chiarita la possibile applicazione.
Sarà più chiaro nelle prossime ore ma, la denuncia di Ghio, ha avuto anche un secondo effetto, quello di risollevare un dibattito mai sopito - rilanciato anche a livello europeo - sull'eliminazione dei termini di prescrizione nell'ambito dei reati sessuali, un tema centrale sul fronte dei diritti.