Raccontare il dramma del nostro tempo, la violenza di genere, il cyber bullismo e il revenge porn con coraggio e delicatezza, spunti che partono dall’idea necessaria di raccontare una realtà che troppo spesso è quotidiana.
Nasce così ‘Le voci (sole)’ il debutto teatrale del regista e poeta Chistian Olcese che andrà in scena il prossimo 4 dicembre al Teatro Akropolis di Sestri Ponente.
Pluripremiato per la sua attività dietro la macchina da presa e non solo, Olcese affronta con profondità il tema della violenza di genere e ne racconta le complesse sfaccettature grazie a una narrazione che coinvolge quattro protagonisti, offrendo quattro punti di vista diversi.
La vittima, il carnefice, l'amico del carnefice e l'amica della vittima: quattro prospettive che si incrociano e si scontrano, componendo una narrazione che è specchio della realtà e della complessità dell’animo umano.
Tutto inizia con i preparativi per una festa, dove avverrà un episodio di violenza, evento che è solo la punta dell’iceberg di retropensieri e dinamiche psicologiche che Olcese esplora con coraggio e delicatezza.
“In scena c’è una storia vera - racconta Olcese - Nel 2022, dopo un cortometraggio sul cyberbullismo con Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, ho girato diversi festival e incontrato diversi studenti e studentesse nelle scuole. Al termine di ogni incontro, ho lasciato un indirizzo mail a cui, chi lo desiderava, poteva inviare una testimonianza in forma anonima. Ne ho ricevute centinaia, tutte molto toccanti. Quella che arriva a teatro è quella cheti ha scosso di più”.
Scrivere sceneggiatura e dialoghi, tuttavia, non è stato semplice. A proposito, il regista continua: “Quando si affrontano certi argomenti, si finisce per cadere nello stereotipo. Non è stato facile non cadere nel pietismo nei confronti della vittima, così come non è stato facile non essere adirato con chi compie la violenza. Ho cercato di togliere tutti questi pregiudizi e di raccontare la vita di questi due ragazzi provando a comprendere cosa accade, grazie anche all’aiuto di alcuni psicologi. Quello che racconto è il dramma umano, senza giudizio ma con la volontà di capire”.
La pièce è arricchita dalla presenza simbolica e musicale di Silvia Piccollo, cantante genovese che interpreta la coscienza della vittima. Invisibile per quasi tutto lo spettacolo, la sua voce accompagna e amplifica le emozioni, con brani originali scritti dallo stesso Olcese e musicati da Davide Pieroluncini.
Il finale, invece, ribalta le aspettative: Massimo Olcese, noto comico genovese, interpreta un conduttore televisivo che, a distanza di tempo dall’accaduto, intervista vittima e carnefice. “Non è una scena di spettacolarizzazione del dolore” approfondisce il regista, “ma una riflessione su come i media potrebbero affrontare questi temi, con ascolto e umanità”.
“È uno spettacolo che parla ai ragazzi, un pubblico difficilissimo” ammette ancora il regista. La scelta di rivolgersi alle scuole è fondamentale: ‘Le Voci (Sole)’ diventa uno strumento educativo, un invito alla riflessione su temi attualissimi e delicati.
L’Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Genova Francesca Corso, tra i sostenitori dell’iniziativa insieme a Banca di Cherasco, ha elogiato il progetto: “Mi è piaciuto molto come affronta tematiche attuali con delicatezza e incisività. La violenza di genere e il disagio giovanile sono piaghe che vanno contrastate con ogni mezzo, soprattutto parlando ai giovani. Lo spettacolo teatrale è un valore aggiunto, un mezzo per diffondere messaggi di sensibilizzazione con grande efficacia”.
Con repliche già fissate e richieste da teatri in tutta Italia, ‘Le Voci (Sole)’ promette di lasciare un segno nel panorama culturale e sociale. “Non so se piacerà - conclude Olcese - ma so che è importante raccontarlo. Mi affido all’umanità del mio testo e alla bravura degli attori, tutti provenienti dalla scuola del Teatro Nazionale, una garanzia. Spero di portare qualcosa di nuovo e vero, qualcosa che arrivi al cuore”.
Non è solo uno spettacolo: è un’esperienza, una riflessione, un invito a guardare il mondo con occhi più attenti.