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Attualità | 20 novembre 2024, 13:46

Sistema sanitario al collasso, a De Ferrari il presidio dei medici di base: “Siamo allo stremo”

Alla manifestazione hanno preso parte anche i pazienti. A Genova mancano settanta medici di famiglia, Carraro (FIMMG Genova): “I giovani dottori non vogliono fare questo lavoro"

Nella giornata di protesta nazionale del mondo sanitario contro la legge di bilancio 2025 anche Genova si è mobilitata ed è scesa in piazza.

A organizzare il presidio in piazza De Ferrari sono stati i medici di medicina generale, affiancati anche dai pazienti.

I medici di tutta Italia stanno lanciando un grido dall’arme su un sistema sanitario che non ce la fa, che non regge - spiega Andrea Carraro, vice segretario regionale e segretario provinciale di Genova FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale) - C’è un sottofinanziamento grave che preoccupa. Durante il Covid abbiamo avuto molte promesse su come il servizio sanitario sarebbe stato rilanciato e potenziato ma quando siamo tornati alla normalità tutti quei discorsi sono andati persi”.

Una situazione difficile da affrontare visto anche l’importante compito che i medici di medicina generale ricoprono sul territorio: “La medicina generale del territorio è allo stremo” ribadisce Carraro sottolineando le complessità con cui i medici di famiglia devono fare i conti ogni giorno.

A preoccupare è anche il calo di personale a cui si sta assistendo. A Genova sono attivi circa quattrocento sessanta medici di medicina generale e, a oggi, ci sono settanta posti vacanti. A proposito, il segretario provinciale prosegue: “Dopo il pronto soccorso, siamo il comparto della sanità meno appetibile e i giovani medici laureati non vogliono arrivare nei nostri studi. Abbiamo un problema enorme, siamo sempre meno e il carico di lavoro è devastante. La burocrazia è una malattia che ci sta estinguendo. Sono anni che lanciamo questo grido dall’arme dicendo che non ce la possiamo fare con questa quantità di documenti, carte e moduli”.

Dei giovani medici che intraprendono la professione, solo pochi scelgono poi di rimanere negli studi di medicina sul territorio: “Abbiamo avuto casi di gente che ha lasciato dopo un anno o due, persone di poco più di trent’anni che hanno retto un anno. Il corso di formazione da cui escono i futuri medici di famiglia in Liguria mette a disposizione settanta posti all’anno e questo è il secondo anno in cui ne hanno riempiti la metà. Nel 2024 sono entrati in trentasette in tutta la regione e non tutti lo termineranno. Di questi forse la metà andrà a aver il medico di famiglia a Genova”. 

Un segnale di grande preoccupazione considerando poi i pensionamenti che nei prossimi tre anni riguarderanno novanta medici: “Speriamo di richiamare l’attenzione e che chi di dovere capisca che bisogna ascoltarci”.

Il declino del sistema sanitario nazionale sta dunque avendo pesanti ripercussioni sulla medicina del territorio e gli studi medici fanno i conti con il sovraffollamento dei pazienti a cui si aggiunge la difficoltà delle liste d’attesa per cui prenotare esami diventa difficile e i medici stessi non riescono a dare risposte certe ai propri pazienti.

Non sono numeri, sono persone”, ricorda ancora Carraro nella speranza che si possa aprire uno spiraglio per discutere del problema con la Regione: “Lo scorso anno avevano iniziato un percorso che ha trovato la sua prima fine ad aprile ed è il contratto integrativo regionale, una carta che descrive i servizi che daremo e le modalità, così come l’organizzazione. Siamo riusciti a chiudere una parte che però non è ancora attiva, questo è il guaio dopo sei mesi. Abbiamo chiuso il venti percento, ora c’è un ottanta percento che si deve discutere e chiediamo al nuovo assessore di incontrarci per riprendere la trattativa da dove si era interrotta”.

Noi siamo assolutamente disponibili a qualunque strategia la Regione deciderà di implementare - conclude Carraro - in questo ‘consiglio superiore’ abbiamo visto che c’è una collega di Spezia, una persona seria, competente e il fatto che almeno uno di noi si trovi in questo gruppo è stato un segnale positivo. Speriamo che si interfacci anche con il sindacato per sentire le istanze e le necessità da portare avanti”.

Isabella Rizzitano

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