Solamente quattro giorni. Tanto dovrà impiegarci Patrick Vieira per prendersi il Genoa che ormai fu di mister Alberto Gilardino.
L'esonero improvviso del tecnico di Biella ha aperto in casa rossoblù scenari che sembravano impensabili fino a qualche ora prima. Una rivoluzione inattesa, diventata una realtà proprio nel momento in cui la panchina genoana sembrava ormai nuovamente salda tra le mani del mister che fu del ritorno in Serie A. Quella massima categoria che ora il francese avrà il compito di difendere a tutti i costi per traghettare il Club più antico d'Italia verso una salvezza sul campo in attesa di altre novità.
48 anni, nato a Dakar ma naturalizzato poi francese, sulla sua carriera da calciatore sono quasi superflue le parole: colonna portante del centrocampo dell'Arsenal di Wenger, poi le esperienze con Juventus e Inter tornando in Italia, dov'era arrivato giovanissimo nel Milan di Capello. Poi il trasferimento al Manchester City degli sceicchi, prima da calciatore e quindi da tecnico, cominciando come coordinatore del settore giovanile e poi prendendo in mano l'Under 21 entrando a pieno titolo nella galassia Citizen.
Con la squadra di New York del gruppo emirato comincia nel mondo dei "grandi". È l'estate del 2018, da allora il massiccio ex centrocampista colleziona fino ad oggi quasi 400 panchine coi "grandi", passando per Nizza, Crystal Palace e l'ultima esperienza la scorsa stagione allo Strasburgo.
E se in Premier League non lascia propriamente il segno nonostante una finale di FA Cup conquistata con gli Eagles e persa contro lo United, va meglio in Ligue 1, nella sua prima esperienza nizzarda. È lì che si consacra al calcio europeo come allenatore, ma è anche lì che trova un tale Mario Balotelli. Il rapporto tra i due, ex compagni nell'Inter, non è dei più idilliaci: Vieira lo addita di non essere fatto per gli sport di squadra, Super Mario lo accuserà poi di essere stato la causa del suo addio ai rossoneri. Un rapporto che ora i due, con l'attaccante fortemente voluto da Gila, dovranno in qualche modo riallacciare.
O almeno è ciò che si augurano i tifosi rossoblù. Perché punto forte del Grifone finora era stata la coesione del gruppo, il compattarsi intorno al suo allenatore, come dimostrano le ultime prestazioni. Quella coesione che questa scelta lascia trapelare essere ormai incrinata quasi definitivamente in società, col presidente Zangrillo sempre a difendere a spada tratta il tecnico biellese ora però accantonato pare da quel che resta della direzione sportiva.
Rimettere insieme un ambiente che ribolle di dubbi e perplessità su questa scelta ora spetterà a nessun altro se non allo stesso tecnico, da sempre fedele a una linea difensiva a quattro manche negli ultimi anni aveva evoluto il suo gioco fatto di possesso palla verso una verticalità, sfruttando comunque sempre qualità sugli esterni offensivi che la rosa del Grifone ora non ha.
Stasera l'arrivo a Genova, domani il primo allenamento al Pio-Signorini e poi subito testa bassa e lavorare perché ora il tempo per sbagliare al Genoa si è assottigliato fin quasi ad essersi consumato. E mentre per qualcuno si tratterebbe solamente di una mossa senza alcun retroscena se non tecnico-tattico, per qualcuno c'è l'auspicio che sia un antipasto di una futura (e prossima) rivoluzione anche a livello societario.