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Attualità | 17 novembre 2024, 08:00

Verso il 25 novembre, quest'anno quattrocentocinquanta donne hanno chiesto aiuto al centro antiviolenza di via Mascherona

La responsabile Manuela Caccioni spiega che i dati raccolti mostrano un calo di richieste, "ma il 2023 ha avuto dati alti con un picco che ha coinciso con il periodo successivo la morte di Giulia Cecchettin"

Verso il 25 novembre, quest'anno quattrocentocinquanta donne hanno chiesto aiuto al centro antiviolenza di via Mascherona

Negli ultimi dodici mesi sono state quattrocentocinquanta le donne che hanno contattato il centro antiviolenza di via Mascherona a Genova, chiedendo aiuto e sostegno.
Numeri che raccontano un'attività intensa, iniziata nel 2007 e cresciuta nel tempo, che oggi dispone di strutture protette per donne con o senza figli vittime di violenza, porta avanti campagne di prevenzione e informazione, formazione, seminari, convegni, partecipando a progetti nazionali e internazionali a favore delle donne e dei minori.
I dati raccontano di com'è cambiato l'approccio nei confronti di un tema bruciante, a pochi giorni dal 25 di novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza di genere. Genova arriva alla ricorrenza sulla scia della protesta delle studentesse universitarie di Cambiare rotta per chiedere l'apertura di un centro anche interno all'Ateneo, una richiesta di maggiore tutela per gli studenti che arriva anche sulla scorta del caso che ha riguardato la facoltà di Architettura e il docente - ora sospeso - accusato di avere fotografato studentesse ignare modificando le loro immagini con l'intelligenza artificiale per denudarle e condividere gli scatti su Telegram. Quasi una settimana di presidio con la notizia dell'avanzamento del progetto di un punto d'ascolto portato avanti da Unige che potrà rappresentare un primo passo, e che potrebbe vedere la luce all'inizio dell'anno nuovo. 
Collaborerà con le autorità e i centri del territorio come quello di via Mascherona a Genova che, dopo 17 anni di attività, è ormai un punto di riferimento riconosciuto per la città. 
"Rispetto all'anno scorso i numeri delle richieste sono leggermente in calo - spiega Manuela Caccioni, responsabile del centro - ma il 2023 ha avuto dati alti con un picco che ha coinciso con il periodo successivo la morte di Giulia Cecchettin, abbiamo una quarantina di contatti in meno, fattore che indica come il caso abbia scosso profondamente l'opinione pubblica nella direzione di un aumento della consapevolezza e della riflessione per capire in che tipo di relazione ci si trova. Il pensiero e la necessità di chiarimenti, non solo da parte di giovanissime ma anche di moltissimi genitori è la variante rispetto all'anno scorso, un dato che ritengo molto rilevante".
Oltre alla variazione i numeri risultano circa in linea con gli anni precedenti. 
"Un altro dato che rileviamo - aggiunge Caccioni - è che ora anche le giovani donne si rivolgono al centro, cosa che fino a due o tre anni fa non avveniva mentre ora anche la diciottenne chiama e arriva da noi". Un aumento di richieste che porta con sé anche un aumentata consapevolezza da parte degli utenti. Ed anche un maggiore interesse.
"Il lavoro che portiamo avanti - ricorda la responsabile - non è solo quello nello sportello di piazza Colombo ma riguarda anche fare colloqui di sostegno, andare nelle scuole, lavorare con gli insegnanti e con gli alunni sempre più giovani dall'università alle scuole superiori e medie, con i ragazzi che riflettono sulle loro prime relazioni".
"Tutto questo - conclude Caccioni - è stato possibile anche grazie ai finanziamenti dedicati da parte della Regione che sono stati un riconoscimento per un lavoro che il centro fa da anni. In questi giorni abbiamo avuto uno stand per esempio al salone Orientamenti e tanti ragazzi ci hanno avvicinato. Il centro antiviolenza non è più uno sconosciuto, fa parte del linguaggio, della consapevolezza che se c'è un problema esiste un centro per poter essere ascoltati e aiutati. Non è più una cosa lontana ma un luogo riconosciuto, un aspetto positivo nella negatività della violenza che rappresenta un obiettivo raggiunto".

Valentina Carosini

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