Lupi in Val Varenna, ma anche in Valle Scrivia, ma anche sulle alture del primo entroterra, osservati 'speciali' non solo nei boschi ma pure vicino alle case. Un archetipo, che per questo intimorisce e sull'onda si moltiplicano le segnalazioni, nelle ultime ore anche nella zona alle spalle di Pegli, che si arrampica verso San Carlo e poi più su a Lencisa e scavallando verso Ceranesi.
Presenze non nuove per la provincia di Genova e le sue vallate, per farsi un'idea basta fare due chiacchiere con i contadini che nei terreni ospitano anche bestiame, ma la loro presenza "è simbolo di biodiversità", spiega Ugo De Cresi, studioso e naturalista che studia la fauna selvatica dal 2008 con una rete di oltre ottocento collaboratori in Italia per raccontare la storia del lupo e della sua presenza anche sul territorio ligure.
Presenza che però non deve intimorire. "L'ultimo episodio censito di una interazione tra uomo e lupo - ci racconta - risale al XIX secolo. Il lupo, come emerge da molti studi, teme i suoi simili. E per questo, nei suoi spostamenti sul territorio si avvicina a zone semi urbanizzate se queste risultano libere dalla presenza stanziale di altri simili".
Una sorta di 'sollievo' per il lupo lambire le aree vissute dall'uomo. "Una specie - aggiunge De Cresi - che non aggredisce l'uomo, a differenza dei molti branchi di cani randagi che popolano i nostri boschi e che spesso possono essere aggressivi, come sa chi frequenta il territorio".
Il naturalista da anni racconta il movimento dei lupi, tra le altre specie osservate, tramite l'utilizzo di fototrappole con le quali si mappa il comportamento, il ciclo vitale, la riproduzione e la loro stessa presenza.
"C'è una situazione particolare su Genova - sottolinea - e unire i puntini per dare una visuale d'insieme del numero dei lupi è impossibile, per via di un fenomeno che è la cosiddetta 'dispersione' del lupo". Ma per capirne il comportamento bisogna fare un passo indietro.
"I lupi non compongono branchi, i branchi sono composti da cani selvatici non legati da vincolo di sangue - prosegue - I lupi invece compongono nuclei familiari legati da fortissimi vincoli di parentela, basti pensare che una coppia dura per la vita. Gli esemplari giovani durante il periodo di riproduzione si allontanano volontariamente dal nucleo. E il fenomeno del bracconaggio è il modo migliore per farli affluire sul territorio, perchè in questo momento si sta comunicando che il territorio è libero".
Ma la crescita a dismisura della presenza dei lupi rappresenterebbe secondo gli studiosi una fake news. "La presenza del lupo, come per tutti i predatori apicali, dipende dal numero dlele prede e non cresce all'infinito. La frase 'troppi lupi', è una sciocchezza. Se il numero delle prede cala, cala anche il predatore".
I fenomeni che incidono sono tanti, e diversi. "Se è aperta stagione di caccia e il prelievo dei cacciatori riduce il numero delle prede - continua il naturalista - il lupo avrà riproduttività ridotta".
Difficile quindi stimarne la presenza. "Possiamo avere un'idea dei nuclei familiari stabili, ma ora sta cominciando il periodo riproduttivo. È' il periodo in cui il lupo fa la muta del pelo e gli esemplari che formeranno nuove famiglie iniziano a 'scegliersi' prima della riproduzione. I maschi 'in dispersione' si muovono finché non trovano un territorio libero o una femmina per l'accoppiamento". Da qui la possibilità maggiore di un avvistamento, che non sempre e non per forza dipende dall'aumento degli esemplari.