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Cultura | 14 novembre 2024, 13:31

“Un fotografo in cammino": la retrospettiva genovese su Ivo Saglietti

Dal 14 novembre al 31 dicembre 2024 Palazzo Grillo ospita la prima grande mostra dedicata al fotoreporter, celebre per la sua capacità di catturare l'essenza dell'umanità nei momenti più difficili. Un viaggio in bianco e nero tra guerre, migrazioni e speranza

Foto: Archivio Saglietti

Foto: Archivio Saglietti

Dal 14 novembre al 31 dicembre 2024, all'interno di Palazzo Grillo si terrà la prima grande retrospettiva dedicata al fotoreporter Ivo Saglietti, scomparso un anno fa. Intitolata "Un fotografo in cammino", la mostra è promossa dall'Archivio Saglietti e curata da Giovanni Battista Martini e Federico Montaldo

A essere esposte sono circa quaranta fotografie vintage in bianco e nero, un omaggio alla carriera del fotografo e al suo sguardo etico e profondo. Ivo Saglietti, celebre per i suoi reportage nei paesi colpiti da crisi e conflitti, ha sempre catturato l'essenza della sofferenza umana, ma anche la resistenza e la speranza. Le sue opere, vincitrici di prestigiosi premi come il World Press Photo Award, raccontano un viaggio attraverso il mondo, dalla guerriglia sudamericana agli orrori della guerra nei Balcani. Ogni immagine è una testimonianza visiva del suo impegno sociale e del suo desiderio di documentare la realtà con empatia e rispetto. 

A raccontare la speciale esposizione sono i curatori della mostra: “Questa è un po’ l’edizione zero: è stato giusto iniziare da Genova, perché pur non essendo di qui Saglietti aveva scelto Genova come luogo di residenza. E’ nato in Francia, a Tolone, ed è sempre stato molto legato alla Francia, ma ha scelto questa città perché è nelle sue corde: non di immediata accoglienza, magari un po’ ruvida, ma dal cuore tenero, un po’ come era lui - spiega Montaldo -. Sarà una mostra che porteremo in giro, la nostra intenzione è far conoscere meglio la sua attività e il suo lavoro”. 

Le fotografie di Saglietti sono sempre state contraddistinto dal bianco e nero: “Vedeva la realtà in scala di grigi, per lui la fotografia è sempre stata così. Le sue composizioni hanno elementi ricorrenti: fotografava con grandangoli, era sempre molto vicino ai soggetti e non faceva mai foto da lontano. Spesso scattava dopo aver compreso la realtà che aveva attorno, prendendo appunti sui taccuini che sono esposti in mostra, per poi tornare e scattare”. 

Non ha mai scattato foto crude e violente, pur avendo frequentato luoghi di dolore e di morte, ragionava molto su come e cosa pubblicare, cercando di rispettare l’umanità e il rispetto delle persone” conclude Montaldo. 



Le diverse sezioni ripercorrono i grandi reportage fatti da Saglietti, in situazioni molto difficili - aggiunge Marini -. Ha sempre cercato di far entrare lo spettatore dentro le situazioni, immagini molto costruite ma senza perdere la dimensione spontanea che vuole rappresentare. Certe immagini sono state disegnate prima di essere scattate e di diventare fotografie”. 

La mostra include anche una sezione dedicata a Deir Mar Musa, un progetto fotografico che esplora il dialogo interreligioso tra cattolici e musulmani in Siria, legato all'esperienza del monastero fondato da Padre Paolo Dall'Oglio. 

Saglietti, ateo ma spiritualmente profondo, aveva instaurato una forte amicizia con Dall'Oglio, scomparso misteriosamente nel 2013. L'evento sarà un'occasione per riflettere sull'attualità dei temi trattati da Saglietti: guerre, migrazioni e sfruttamento. Una mostra da non perdere, che ricorda come la fotografia possa essere uno strumento potente di narrazione e cambiamento.

La mostra è visitabile ogni giovedì e venerdì dalle 16 alle 20, e il fine settimana dalle 14 alle 20. L'ingresso è gratuito.

Chiara Orsetti

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