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Attualità | 12 novembre 2024, 08:30

Richiesta di un centro antiviolenza di Ateneo, occupata Balbi 5. Da ieri protesta a oltranza

Studentesse e studenti in mobilitazione permanente: "Non ci muoveremo finché non avremo certezze e un impegno scritto"

Richiesta di un centro antiviolenza di Ateneo, occupata Balbi 5. Da ieri protesta a oltranza

Coperta sulle gambe, termos e panini, e hanno passato l'intera notte in via Balbi 5 le studentesse e gli studenti del collettivo nazionale 'Cambiare rotta', da ieri in mobilitazione permanente "finché - spiegano - non avremo certezze e un impegno scritto sulla creazione di un centro antiviolenza interno all'Ateneo di Genova". Determinati a non arrendersi il gruppo è rimasto in presidio pacifico, resistendo anche a chi lasciava intendere fosse meglio desistere, passando la notte sotto il porticato della sede dell'Università e del Rettorato per 24 ore, protesta iniziata ieri mattina quando due studentesse di sono fisicamente incatenate ad una colonna sotto lo scalone che porta alle aule del piano ammezzato. La protesta è arrivata nel giorno di una ricorrenza tragica, ieri, ad un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, ed assume un significato diverso anche alla luce delle cronache recenti di Genova che hanno portato alla luce un caso accaduto alla facoltà di Architettura, con un docente - sospeso - accusato di aver fotografato di nascosto alcune sue studentesse, modificando poi l'immagine tramite l'AI e denudandole, per diffondere in seguito le immagini su gruppi Telegram. "Non un caso isolato - spiega Alice Natale, 19 anni, studentessa di Scienze infermieristiche a Genova, una delle due ragazze che si sono incatenate al colonnato di via Balbi - le molestie in un'università sono uno spaccato di quanto può accadere fuori, nella società. Come collettivo e tra studenti abbiamo discusso di quanto accaduto. E abbiamo anche stilato un form anonimo che abbiamo distribuito e chiesto di compilare tra studenti. Da qui vengono fuori segnalazioni di problematiche rimaste sottotraccia".
Per questo la rete di 'Cambiare rotta' chiede con forza l'arrivo di un centro antiviolenza di Ateneo, che sia aperto tutto l'anno e gratuitamente, perché esista uno sportello al quale rivolgersi. Ieri notte erano prevalentemente ragazze quelle che si sono raccolte nel cortile interno di Balbi 5, un gruppo di una 15ina di studentesse con qualche compagno rimaste in presidio finché le risposte che hanno chiesto non arriveranno. "Una protesta a oltranza - spiegano - ma anche con l'occupazione oggi saranno garantite le lezioni agli studenti". 
La richiesta del collettivo è quella di un centro antiviolenza, "gestito da professionisti ed esperti, che si interfacci anche con medici e forze dell'ordine", e anche se in Rettorato non sono state ricevuti i ragazzi hanno avuto notizia in giornata dell'imminente conclusione dell'iter al quale l'Ateneo lavora da un anno per aprire un 'punto di ascolto', termine che identifica un organo diverso da quello richiesto dal gruppo di studenti - che per questo protestano - ma che sarà coordinato da uno psicologo, scelto tramite bando, e rappresenterà un primo contatto in caso di segnalazioni. Il progetto, spiega il Prorettore vicario Nicoletta Dacrema "è in atto già da un anno, un iter lungo che porteremo agli organi tra pochi giorni ma ha richiesto un lavoro costante e di tanti attori, in un concorso di sforzi di colleghi dell'ateneo". "Un tema che ci trova e mi trova sensibile - sottolinea Dacrema - il percorso è iniziato un anno esatto fa, dopo il caso Cecchettin è partita la procedura, avviata e discussa dagli organismi universitari e da quel momento siamo partiti con un impegno fattivo. E' un tema bruciante -conclude - e siamo impegnati in concorso con tanti docenti e colleghi su questo fronte".
La protesta potrebbe proseguire anche in giornata, salvo non arrivino rassicurazioni sul tema. Ma, precisa il comitato di studenti, l'occupazione non intaccherà il normale svolgimento delle lezioni per tutti gli studenti.

Valentina Carosini

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