Le note di un disco swing si propagavano nell’aria. Le grandi finestre aperte lasciavano entrare nella sala da ballo l’odore di salsedine. L’estate stava bussando alle porte e con la Guerra finita l’unico pensiero sembrava essere quello di godere di qualche ora di spensieratezza.
All’ingresso un gran via vai di persone si affollava mentre qualche automobile si fermava poco distante. Il fruscio degli abiti di seta lasciati vorticare si confondeva con il movimento dato dall’incedere tra i tavoli dove, con elegante curiosità, lo sguardo correva in cerca di qualche volto familiare.
La vita per il Ristorante San Pietro alla Foce sembrava ispirarsi alla ‘dolce’ romana e quello strano palazzo dalle enormi finestre sembrava essere stato progettato appositamente per quello scopo.
In un certo qual modo, era stato così: il ristorante San Pietro, infatti, è stato uno dei gioielli dell’architettura Razionalista, ampiamente diffusa in città.
Progettato tra il 1935 e il 1938 dall’architetto Mario Labò, è stato uno dei simboli di un’epoca sfavillante e irripetibile.
Con le sue geometrie e con il gioco di volumi, l’edificio si divertiva a giocare con l’azzurro: ora quello del cielo, ora quello del mare, e le terrazze, nell’idea dell’architetto, sembravano voler diventare cerniere tra l’austera architettura e la sinuosità naturale.
Il progetto era inserito nella risistemazione della parte di città iniziata con la copertura del Bisagno e ultimata con la costruzione di piazza Rossetti.
La realizzazione della Sopraelevata, nel 1965, ha portato a una mutilazione parziale della struttura, quasi dimezzata negli spazi.
L’inizio di un lento declino che ha portato questo storico edifico a essere, negli anni Novanta, sede di alcuni uffici e, successivamente, casotto di un distributore di benzina.
Pensare che qui si trovava il ‘più moderno e panoramico locale della Riviera Ligure’.