Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. Portata avanti per quasi due anni da Gaia Uccheddu, vede ora come autrice Martina Colladon, laureanda in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.
Il voto è molto più di un semplice diritto: è un dovere civico, il principale strumento democratico per dare voce alle nostre opinioni. È il modo con cui ciascuno di noi può contribuire alle decisioni e al futuro del Paese. Eppure, la partecipazione al voto non è scontata, specialmente tra i più giovani, che spesso vedono nelle elezioni un evento lontano dalle proprie priorità. Nelle elezioni regionali in Liguria del 27 e 28 ottobre, l'astensionismo ha raggiunto livelli significativi, evidenziando un crescente distacco della popolazione dalla politica locale.
Ma cosa spinge la Generazione Z, cresciuta nell’era digitale e iperconnessa, a partecipare o meno alle elezioni? Per approfondire questo aspetto, abbiamo intervistato alcuni ragazzi della Gen Z, cercando di capire cosa significa per loro votare.
Le loro risposte spaziano dalla volontà di contribuire al cambiamento alla sfiducia verso la politica, offrendoci uno spaccato sincero delle motivazioni che orientano i giovani di oggi. Una buona parte dei giovani della Generazione Z è motivata dalla voglia di fare la differenza su questioni cruciali come ambiente, giustizia sociale, diritti civili e istruzione. Questi giovani vedono il voto come un’opportunità per influenzare il futuro in direzioni che riflettono i loro valori. Alcuni esprimono anche il desiderio di mantenere viva la tradizione civica, spesso spinti dai loro genitori e nonni che hanno vissuto periodi storici di grande importanza politica e sociale. Per una piccola percentuale, il voto è persino visto come un’occasione per “fare la propria parte” su questioni che sentono urgenti, seppur seguendo consigli e influenze della famiglia, che in qualche caso orienta anche le loro scelte elettorali.
Dall’altra parte, alcuni membri della Gen Z si dichiarano disillusi verso il sistema politico e percepiscono il voto come poco efficace. Sentono che la politica istituzionale sia distante dalle problematiche reali, o addirittura immutabile, e dunque non meritevole della loro partecipazione. Molti sono scettici riguardo alla possibilità che un singolo voto possa realmente fare la differenza e preferiscono impiegare il loro tempo e le loro energie in altre forme di attivismo più dirette. Inoltre, una parte dei giovani tende a diffidare delle promesse dei politici, percepite come vuote o non rappresentative della loro generazione. Anche la diffusione di disinformazione sui social media contribuisce a questo senso di sfiducia, rafforzando l’idea che le elezioni non siano il modo migliore per portare un cambiamento autentico.
Nel complesso, emerge che la Generazione Z è caratterizzata da posizioni variegate e profonde: chi vota è spinto da un senso di responsabilità e dalla volontà di cambiamento, mentre chi non vota esprime una sfiducia verso la politica, percepita come uno strumento limitato rispetto ai rapidi cambiamenti sociali. Sia chi vota, sia chi non lo fa, dimostrano però un’attenta consapevolezza critica verso il proprio ruolo all'interno della società, una caratteristica che continua a distinguere la Generazione Z nel panorama sociale e politico attuale.