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Attualità | 31 ottobre 2024, 11:28

Con Bucci in Regione ora chi sarà il custode dei grandi progetti a Palazzo Tursi?

Molte le partite aperte in Comune, dallo Skymetro al tunnel subportuale. E intanto non si sa ancora chi avrà la delega ai Lavori Pubblici

Con Bucci in Regione ora chi sarà il custode dei grandi progetti a Palazzo Tursi?

Mancano le firme sui fogli, i passaggi istituzionali, ma Marco Bucci da lunedì sera è ex sindaco di Genova, pronto per il suo nuovo incarico alla guida di Regione Liguria da piazza De Ferrari.
Un cambio di casacca accolto con grande entusiasmo dai sostenitori di colui che vuole essere chiamato ‘sindaco di Liguria’ ma che, di fatto, non sarà più sindaco della città che lo ha eletto per la prima volta nel 2017 e lo ha riconfermato nel 2022.

Abbandonando il suo ufficio a Palazzo Tursi, però, il neo presidente lascia alle proprie spalle una serie di partite aperte che ora finiscono nelle mani del suo vice, quel Pietro Piciocchi già indicato come candidato del centrodestra per la successione, e che nelle prossime settimane sarà impegnato prima in un significativo rimpasto di giunta, poi nella campagna elettorale verso le amministrative di primavera 2025.

Forte della sua esperienza manageriale maturata negli Stati Uniti, Bucci ha orgogliosamente dato il via a una serie di interventi destinati a cambiare il volto della città. Opere che, per portata economica e per impatto urbano, richiedono una guida amministrativa e gestionale di grande spessore. Lui se ne era fatto carico e, ora, lascia tutto nelle mani di chi verrà dopo. Forse anche per questo aveva detto inizialmente di non essere interessato alla candidatura alla presidenza per non “tradire i cittadini”. Poi le cose sono andate in un altro modo.

Nei cassetti del Municipio c’è lo Skymetro con le sue complicazioni progettuali e il secco “no” dei residenti in val Bisagno, stesso “no” che arriva dal Lagaccio per la tanto discussa funivia che, in qualche modo, dovrà essere gestita.
Guardando verso mare, c’è un Waterfront di Levante da portare a termine, il tunnel subportuale che dovrebbe rivoluzionare la viabilità cittadina ma, soprattutto, c’è da seguire un progetto diga foranea da 1,3 miliardi di euro che sembra andare a rilento e nascondere insidie che potrebbero manifestarsi con il tempo (si pensi a quanto mandato in onda durante la tanto discussa puntata di Report con i cassoni già ammalorati). 
Sempre sul porto, ma qualche chilometro verso Ponente, c’è da chiarire il destino dei depositi chimici (con relativa battaglia legale e ricorsi al Tar) da Multedo a ponte Somalia, a Sampierdarena.
Infine, non certo per importanza, la Gronda (leggi QUI il nostro speciale), il Terzo Valico e la rigenerazione urbana del Campasso. Opere che scriveranno il futuro della Liguria, che viaggiano sull’asse Genova-Roma, finanziate dal PNRR e che necessiteranno di una programmazione precisa, puntuale e costante.

Tutti elementi che, per forza di cose, rischiano di passare in secondo piano tra i corridoi di Palazzo Tursi in mezzo a rimpasti di giunta e manovre elettorali da mettere a sistema entro la primavera. Il rischio concreto è quello di mettere tutto in pausa (o di mandarlo avanti a rilento) fino a quando Genova non avrà un nuovo sindaco e una nuova giunta: a maggio.
Il capoluogo e la sua politica hanno dimostrato di saper lavorare veloce e bene per la costruzione del ponte San Giorgio, diventato un esempio di efficienza su scala nazionale. Un’esperienza che ora corre il pericolo di diventare storia, surclassata da un’attualità e da un immediato futuro in cui la politica pura rischia di fagocitare l’attività amministrativa.

Pietro Zampedroni

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