Una ‘promenade’ sul mare, un percorso di oltre due chilometri che doveva garantire l’espansione della città a levante e l’accesso ai tanti stabilimenti balneari sorti a ridosso di quella rocciosa scogliera amatissima dai genovesi.
Corso Italia, sin dal principio, venne pensata dall’ingegnere Dario Carbone come una passeggiata cittadina con la spiaggia ‘a portata di mano’, accanto al nuovo quartiere che stava prendendo forma nel levante genovese grazie all’annessione dei comuni della Foce e di Albaro, avvenuta a fine Ottocento.
Realizzata tra il 1909 e il 1915, la strada rientrava nel progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro, approvato tre anni prima.
L’area individuata per la realizzazione della nuova arteria, una strada ampia che doveva garantire il collegamento a levante e che quindi, oltre a offrire un percorso pedonale, permetteva il transito delle prime auto, era quella a ridosso delle scogliere della retrostante collina di Albaro.
Le opere di sbancamento portarono alla scomparsa di una serie di casupole, prevalentemente di pescatori, e di alcune chiesette sorte nei piccolissimi borghi che si alternavano proprio in questa zona.
Sparirono anche le creuze che permettevano l’accesso alle spiagge e ai primi stabilimenti, cancellando per sempre l’unicità del panorama che si poteva godere soprattutto dall’alto.
Nel progetto originario di Carbone, la strada doveva proseguire dritta fino alla foce dello Sturla sbancando anche il borgo di Boccadasse.
Fu la protesta dei pescatori della spiaggia a portare il comune a modificare i piani.
Gli abitanti del borgo, infatti, si opposero strenuamente salvando di fatto le loro abitazioni e costringendo l’ingegnere a modificare il progetto con la deviazione e la nascita di via Felice Cavallotti.
Completamente restaurato negli anni Ottanta, corso Italia ha da poco visto un nuovo importante intervento di manutenzione di risistemazione che ha portato alla realizzazione di una pista ciclabile nel lato a mare.
Amatissima dai genovesi che trovano il primissimo accesso al mare, questa strada sinuosa stretta tra gli stabilimenti balneari e le costruzioni sul lato monte tra cui spicca, tra gli altri, il forte San Giuliano, è nell’immaginario collettivo un luogo in cui respirare il profumo di salsedine trecentosessantacinque giorni l’anno.