Sport - 26 ottobre 2024, 08:00

Lo Sport che amiamo - Tommaso Bottini, campione di trial: "Il segreto in moto? Divertirsi e non avere mai paura"

Intervista al pilota più forte della Liguria: "Mio papà ha finito per attaccarmi questa ‘malattia’: a quattro o cinque anni andavo già in moto, e all’età di otto o nove anni ho fatto la prima licenza agonistica"

Prosegue questo sabato, e andrà avanti per tutti i sabati successivi, ‘Lo Sport che amiamo’, una rubrica dedicata a personaggi e storie di sport della nostra città e della nostra regione. Ci piace raccontare quel che c’è oltre il risultato sportivo: il sudore, la fatica, il sacrificio, il duro allenamento, l’impegno, le rinunce, lo spirito del gruppo. Tanti valori che vogliamo portare avanti e mettere in luce con quello che sappiamo fare meglio: comunicandoli. Comunicarli significa amplificarli, ed ecco perché lo sport può diventare, sempre di più, ‘Lo Sport che amiamo’. Ci accompagna in questo percorso un giovane di belle speranze: Federico Traverso, laureato in Scienze della Comunicazione. L'ospite di oggi è Tommaso Bottini, il giovanissimo campione regionale di Trial.

Tommaso Bottini, che effetto fa essere il pilota di trial più forte della Liguria?
“È una grande soddisfazione, anche tenendo presente che io, purtroppo, non sono un pilota professionista. Svolgo un altro mestiere e quindi il tempo che dedico a questo sport è poco rispetto a ciò che vorrei realmente fare. In ogni caso, sapere che in Liguria sono il pilota più forte è una grandissima soddisfazione. Dietro a questi risultati c’è tanto allenamento, ma anche un team, i miei genitori, i miei amici… Se hai un team con cui lavori bene e ti senti in pace, i risultati sono una conseguenza”.  

Il fatto che il titolo sia arrivato proprio nella tua Santo Stefano d’Aveto è sicuramente un motivo d’orgoglio in più…
“Vincere la gara e il campionato lì, in casa, davanti ai miei amici e ai miei genitori è stato bellissimo. Soprattutto vedere felice mio papà, che dedica tanto tempo a me e alla moto, è una grande soddisfazione”. 

E invece la gara in sé, com’è andata? Come hai costruito questa vittoria?
“La mattina del giorno della gara ero molto teso. Sapevo di avere molte possibilità di vincere, ma alla fine una gara è sempre una gara. Un minimo errore può costare tanto. Invece poi la gara in sé l’ho vissuta nella maniera più serena possibile, divertendomi come faccio in allenamento e ascoltando tutti i consigli di mio padre. Gareggiare con la mente libera ti porta ad essere te stesso. Ad esempio, quando gareggio ai Campionati Italiani, dove i miei avversari sono quasi tutti professionisti molto più allenati di me, mi sento quasi fuori posto e mentalmente subisco questa condizione. Ai Regionali, invece, dove so di poter fare risultato, parto con una mentalità molto diversa”.

Come ti sei avvicinato a questa disciplina?
“Mio papà, che è il presidente del Trial Team Aveto, l’associazione sportiva di Santo Stefano, è sempre stato un appassionato ma non ha mai gareggiato seriamente. Però ha finito per attaccarmi questa ‘malattia’: a quattro o cinque anni andavo già in moto, e all’età di otto o nove anni ho fatto la prima licenza agonistica e le prime gare a livello regionale e italiano. E da lì è iniziato tutto”. 

Quali sono le maggiori difficoltà che un pilota di trial affronta durante una gara?
“Uno che è al di fuori delle dinamiche di questo sport può pensare che a fare tutto il lavoro sia la moto, e che il pilota non conti così tanto. Invece nel trial conta molto la capacità del pilota, ma soprattutto la testa: l’80% del lavoro consiste nel non calare di concentrazione, anche perché le nostre gare sono molto lunghe, vanno dalle cinque alle sei ore. E in quel tempo provi un sacco di emozioni, l’adrenalina è tanta. Quando sei lì a battagliare per i primi posti, l’adrenalina può farti bene come farti cadere in errori banali. Quando però fai ciò che ti eri prefissato, ti senti fiero di te stesso. Come ho detto, conta tanto l’aspetto mentale: personalmente, sento molto l’ansia sia prima che dopo la gara…".

In questa occasione sembra però che non abbia influito, anzi…
“Sono stato bravo a gestirla, sicuramente anche l’esperienza conta. Il fare tante gare aiuta molto. La cosa che conta di più, però, è credere nelle proprie capacità. Se sei convinto di saper fare qualcosa, alla fine i risultati arrivano. Se invece affronti le sfide con titubanza sui tuoi mezzi, allora è difficile portare a termine il lavoro. E questo non va confuso con la paura, un qualcosa che in questi sport bisogna avere”.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi impegni e obiettivi?
“L’anno prossimo punterò sempre al Campionato Regionale e Italiano. Cercherò anche di disputare la prova del Mondiale che faranno in Italia, anche se bisognerà tenere d’occhio il calendario”.

Federico Traverso