Negli occhi dei tantissimi e tantissime che hanno affollato il circuito del Red Bull Cerro Abajo, domenica scorsa, ci sono ancora le discese a tutta velocità giù per le creuze di Genova e gli spettacolari salti degli atleti in una delle piste definite dagli esperti tra le più veloci dell’Urban Downhill.
Una discesa adrenalinica che ha visto protagonista anche il rider sanremese Loris Revelli, ventisette anni, veterano del downhill che lo scorso fine settimana ha affrontato per la prima volta un percorso urbano.
Per lo sportivo, partecipare a un evento di questa portata a due passi da casa sua è stato particolarmente emozionante. “È stata una figata - racconta Loris ricordando la gara di domenica -. C’era davvero tanta gente, una folla incredibile lungo il percorso, e anche se sabato ha piovuto, il giorno dopo il tracciato era perfetto. Correre in Italia, a Genova, così vicino a casa, è stato davvero speciale”.
Da via Chiodo, a Righi, fino a largo Zecca, passando per Castelletto, una parte delle strade della città ha dato vita a un circuito mozzafiato. Non una gara particolarmente tecnica in cui non è mancata l’energia, come lo stesso Revelli ha ricordato: “Essendo la mia prima gara cittadina, non ho termini di paragone, ma gli altri rider dicevano che mancava qualche elemento tecnico, tipo delle scalinate da saltare. Era molto veloce, ma comunque bellissimo”.
La mountain bike per il ventisettenne sanremese è oramai una certezza ma l’avventura nel downhill urbano è arrivata per caso: “Ho iniziato grazie a mio papà, che organizzava gare a Sanremo. Guardando gli altri correre, ho pensato: ‘Perché non provare anch’io?’ Ho cominciato così a quattordici anni ed è andata piuttosto bene. Ho fatto la mia prima gara di Coppa del Mondo nel 2013-14. Poi, a luglio di quest’anno, mi hanno invitato a partecipare a questa gara cittadina. Ho detto: ‘Dai, proviamo!’ È stata una cosa nata per caso, ma divertente”.
Scegliere tra i sentieri di montagna e le gare in città certo non è facile ma il cuore di Revelli continua a guidarlo verso la natura. Vero è che questo tipo eventi permette a tanti di avvicinarsi alla disciplina: “Queste gare sono belle perché portano tanta gente a scoprire la mountain bike, anche chi non può andare in montagna. Le scale e le difficoltà della città sono qualcosa che tutti possono capire. In montagna, con radici e pietre, la percezione delle difficoltà è diversa”.
Che consigli dare dunque a chi vuole avvicinarsi al mondo della mountain bike e del downhill? “Diversificare. Oggi ci sono tantissime scuole di mountain bike, ed è lì che consiglio di iniziare. Poi ci sono poche gare cittadine, ma stanno crescendo. L’importante è fare un po’ di tutto: downhill, gare urbane, esperienze diverse. È così che si migliora”.