I lavori per lo scolmatore del Bisagno sono in ritardo e ora a dirlo non è la politica o la vox populi, ma il Ministero.
A parlare da Roma è la viceministra all’Ambiente, Vannia Gava, che ufficializza un avanzamento lavori “al 19%” e di una fine intervento prevista a “metà del 2026”.
Un ritardo, adesso certificato, che va a colpire un’opera cruciale per la lotta al dissesto idrogeologico in un territorio che a ogni pioggia più abbondante del previsto vede i cittadini osservare con il terrore negli occhi il crescere dei fiumi.
Il motivo del ritardo è da ricercare nel mancato arrivo della ‘talpa’ dalla Cina, il maxi macchinario che dovrebbe di fatto scavare sottoterra per consentire la prosecuzione dei lavori. Intervento che, come oggi si apprende dal Ministero, non è nemmeno a un terzo del previsto.
A gravare sui tempi del progetto anche l’interdittiva antimafia che ha interessato il consorzio mandatario.
Fanno discutere anche i costi dell’opera previsti in 204,4 milioni di euro di finanziamenti statali mentre al momento sono stati rendicontati solo 76,8 milioni.