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Politica | 21 ottobre 2024, 11:00

Ilaria Gibelli: “Bucci che parla di figli? È lo stesso che negò la registrazione di entrambi i genitori”

L’avvocata, candidata a sostegno di Andrea Orlando, ripercorre le vicende che nel 2018 l’hanno vista protagonista nella lotta al riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. E attacca: “Il sindaco è umanamente impresentabile”

Ilaria Gibelli: “Bucci che parla di figli? È lo stesso che negò la registrazione di entrambi i genitori”

Costruire una società capace di tutelare cittadini e cittadine, di garantire i diritti umani e di non creare disparità dovrebbe essere la base di un modello civico adeguato eppure oggi appare un’utopia riservata ai sognatori.

Ma il futuro dovrebbe poter essere fatto di inclusione, diritti, lotta alla discriminazione in un’ottica di investimenti e visioni che possano migliorare la qualità della vita anche tramite le infrastrutture.

Allora, la tornata elettorale che la Liguria sta per vivere, apre a riflessioni ampie che dovrebbero mettere tutti e tutte davanti a una precisa domanda: che società vogliamo costruire?

A collaborare a questa riflessione è arrivata, nelle scorse ore, anche la testimonianza di Ilaria Gibelli, avvocata della rete Lenford, attività della comunità LGBTQIA+ e candidata che, in una testimonianza diffusa anche via social, ha raccontato quanto ha dovuto subire nel 2018 quando si è vista negare la registrazione della doppia genitorialità sul certificato di nascita della figlia.

Il j’accuse al candidato alla presidenza per il centrodestra nonché sindaco di Genova è forte: “Bucci è umanamente impresentabile” ha esordito Gibelli prima di entrare nel dettaglio: “Era il luglio 2018 quando per la prima volta incontrai Marco Bucci, rappresentavo come avvocata le famiglie omogenitoriali di Genova, tra cui la mia, e chiedevamo la registrazione di entramb* i genitori sul certificato di nascita de loro figli e delle loro figlie. Un atto amministrativo che diversi sindaci e sindache (prima fra tutte Chiara Appendino a Torino) in quei mesi stavano mettendo in ptratica nei rispettivi comuni, dando vita a quella che venne definita ‘primavera arcobaleno’. Un atto amministrativo non previsto dalla legislazione nazionale, ma neppure vietato come Bucci sosterrà”.

L’avvocata poi prosegue ricordando come il neo eletto sindaco si fregiasse di essere il sindaco di tutti. “Così, come cittadini e cittadine, abbiamo bussato alla sua porta per chiedere il riconoscimento delle nostre famiglie ma in quell’occasione Bucci non si limitò a rifiutare quest’atto, ma aggiunse alla discriminazione istituzionale quella personale e ideologica, affermando che secondo lui stavo negando un padre a mia figlia. Una frase che mi risuona dentro ancora oggi”.

Così è iniziato un iter burocratico che ha visto le famiglie omogenitoriali genovesi a impugnare l’atto di nascita dove veniva trascritto solamente il nome di una delle due madri, quella partoriente, indipendentemente dal legame genetico con il figlio o la figlia.

“Il Tribunale di Genova - prosegue Gibelli - ha stabilito con una sentenza di accettare il riconoscimento, quindi la trascrizione di entrambe le madri sui certificati di nascita. Marco Bucci ha deciso che il Comune si appellasse a questa sentenza, utilizzando fondi pubblici per affrontare quindici cause d’appello, per un capriccio ideologico reso manifesto da quella frase”.

L’appello e il ricorso hanno visto vincere il Comune con il risultato che le famiglie hanno dovuto pagare cinquemila euro senza ottenere il tanto desiderato e necessario riconoscimento.

Un atto che, nella memoria dell’avvocata, ritorna come una discriminazione umiliante nata dal fatto di non rappresentare un modello di famiglia tradizionale per il sindaco ritenuta l’unica possibile, aggravata dall’iter burocratico.

“Questo è un Modello Bucci - riassume ancora Gibelli - e non possiamo accettare che divento il Modello Liguria, se vogliamo che chi ci amministra tuteli gli interessi di tutt*, e non combatta i cittadini e le cittadine per inseguire ideologicamente un modello di società anacronistico che non esiste più nella nostra realtà”. 


 

Isabella Rizzitano


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