Attualità - 20 ottobre 2024, 17:09

Il voto come “atto sacro”, da Nervi l’appello di Don Valentino contro l’astensionismo: “I genovesi mugugnano, ma alla fine scelgono”

Le parole di De Gregori, la tessera elettorale che diventa “lettera d’amore” e quella critica all’esposizione mediatica del caso Toti: “Troppo martellamento, come per la guerra e il terremoto”

Il volantino distribuito in chiesa da Don Valentino Porcile

Con l’avvicinarsi della due giorni elettorale del 27 e 28 ottobre torna a farsi largo il timore dell’astensione, quella marea silenziosa di liguri che non andranno a votare, la platea dei disinteressati dei cui ogni candidato parla, ma a cui ogni candidato mira.
Un mondo quasi invisibile al quale si è rivolto anche don Valentino Porcile, parroco di ‘San Siro’ e ‘San Giuseppe e Padre Santo’ a Nervi. Questa mattina a messa ha scelto le parole di Francesco De Gregori che in ‘La storia’ si è prodigato in una sorta di preghiera laica per il Paese. L’ha fatta sentire in chiesa, ha impresso le parole del testo sul volantino distribuito tra le panche e ha aggiunto, scrivendo di pugno vicino alla riproduzione della sua tessera elettorale: “Questo è il documento che più di tutti è segno di democrazia, votare è il gesto più sacro che noi come cittadini possiamo compiere. Un diritto da avere, un dovere da compiere. Spero che perda l’astensionismo. Io vado e ti invito ad andare”.

Don Valentino ha affidato a quel volantino il compito di risvegliare coscienze, il brano di De Gregori diventa, in quel momento, un canto di speranza. 
Ogni volta che ci sono elezioni - aggiunge al nostro microfono Don Valentino - invito sempre a votare, perché vedo una scarsa affluenza. Dobbiamo farlo per senso civico. Questa volta l’ho fatto una settimana prima, c’è bisogno di tempo e vedo delle incertezze”.
Il cuore dell’iniziativa, però, è tutto in quell’immagine presa dal film ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi: la tessera elettorale come una lettera d’amore. “Un messaggio bellissimo - aggiunge don Valentino - ogni tanto propongo qualcosa che va oltre la liturgia, come questa canzone. L’ho fatta ascoltare in chiesa dopo un pensiero per i bambini, e ho visto reazioni positive.”

Ma come ha vissuto il mondo parrocchiale la vicenda Toti e la strada verso le elezioni anticipate? “Ho seguito la campagna elettorale - aggiunge - mi è dispiaciuto vedere questo martellamento sulla questione Toti. Non ha fatto bene, né la vicenda, né il modo in cui è stata trattata. Ha prodotto un continuo senso di sfiducia nelle persone, un conto è il diritto di cronaca un conto sentirsi continuamente martellare, un conto è raccontare le cose, un conto è sovraesporre. Un po’ come quando succede per la guerra o per il terremoto”.

Ed è proprio questo l’allontanamento che don Valentino teme, quella distanza sottile tra il desiderio di partecipare e la voglia di lasciar perdere: “Ho visto persone che hanno reagito molto positivamente, senza disinteresse. I soliti commenti dei genovesi che mugugnano, ma alla fine scelgono. Per questo insisto sul fatto di andare a votare, le persone hanno chiaro quello che vogliono, ma tante volte si fanno prendere dalla gita fuori porta o da altri motivi”.

Domenica prossima, ripeterà il suo appello: “Dirò ancora di andare a votare, come un padre di famiglia. Mi sento parte di una comunità e dico che il voto è un diritto e un dovere che abbiamo”.
E, intanto, mette le basi per la sua prossima iniziativa: “Voglio fare qualcosa sul tema della violenza e voglio fare qualcosa di grande”.