Attualità - 18 ottobre 2024, 08:00

Bruno Morchio riparte dal giallo: “Amo il noir ma con l’ironia torno all’enigma”

Protagonista de ‘La badante e il professore’, il nuovo lavoro dello scrittore genovese, questa volta non è l’iconico Bacci Pagano ma un ragazzino di dodici anni che, tra intrichi e misteri, intraprenderà il suo percorso di crescita. Il tutto mentre sullo sfondo, immancabile, si affaccia Genova, questa volta nelle sue vallate

Bruno Morchio torna con un nuovo romanzo, questa volta un giallo, dal titolo ‘La badante e il professore’, edito da Mondadori.

Protagonista è Filippo Sarzana, per tutti Sarzetto, nomignolo preso in prestito dal genovese dove indica il songino, un ragazzino di dodici anni che, in prima persona è il narratore.

Un giallo atipico che vuole portare lettori e lettrici a immedesimarsi in Filippo, scoprendone le sfumature personali e intrecciandole alle vicende di un omicidio sullo sfondo di una periferia suburbana che i genovesi facilmente potranno riconoscere.

Io non scrivo gialli - racconta lo scrittore -, o meglio, ne ho scritti alcuni, soprattutto all’inizio. Quando mi sono avvicinato al giallo, ho sempre virato più sull'ironico, perché lo ritengo un genere ormai consumato, sul quale si può giocare anche con la parodia o con meno serietà”.

Mi piace lavorare su trame più noir”, racconta ancora Morchio spiegando da dove sono arrivate l’ispirazione e la motivazione a scrivere il suo nuovo romanzo, e c’è lo zampino di Italo Calvino: “Avevo letto da pochissimo ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ e mi è venuta l’ispirazione di immedesimarmi nei panni di un ragazzino di dodici anni, voce narrante nel libro, il quale si trova invischiato in un’inchiesta di polizia”.

Filippo, infatti, è uno studente del professor Canepa, da cui prende ripetizioni di Italiano. Canepa, illustre docente che vive in un borgo della Valpolcevera, viene trovato morto e a scoprire il corpo è il giovane Serzetto: “Dopo le ripetizioni, Filippo va a prendere una cioccolata con la badante, una donna molto affascinante della quale si era invaghito e che, in qualche modo, lo aveva sedotto. Quando torna trova il professore morto, colpito da un busto di Giacomo Leopardi. Lui diventa subito l’alibi della donna e partecipa all’indagine di polizia non tanto perché voglia scoprire chi è l’assassino ma perché vuole scagionare la badante”.

Un percorso per questo giovane protagonista che, seguendo una motivazione umorale, cresce e si confronta con la realtà dando vita a una sorta di romanzo di formazione che, per l’autore, è una forma particolare di genere: “Si insiste sul fatto che non è il poliziotto che cerca la verità a tutti i costi, ma la ricerca della verità è molto subordinata a fattori che hanno a che fare con gli ormoni, con gli affetti, con aspetti che sono del tutto soggettivi. Questo, naturalmente, dà luogo a una narrazione che per buona parte è anche un po’ ironica”.

Un’ironia che per Morchio è ‘di secondo livello’, percepita dal lettore grazie alla narrazione in prima persona. 

Una costante anche nelle sue opere precedenti in cui la sterzata verso l’ironico non è mai mancata, anche per dare un nuovo slancio a un genere oggi un po’ consunto.

Ma dire Bruno Morchio per molti vuol dire Bacci Pagano, personaggio capace di creare un’alchimia con i lettori e le lettrici di ogni età: “Bacci  - racconta il suo ideatore - è un po' un'icona di una generazione, è un'icona di una città, perché in fondo la sua fortuna è strettamente legata a questo amore viscerale per Genova, che poi è molto ambivalente, perché Genova è una città di contraddizioni”.

Un personaggio generazionale che attraversa la storia recente del Novecento e che, per alcune sfumature, ripercorre proprio la vita di Morchio, e che si ritrova a vivere un’epoca in cui tutto è l’opposto di quello che avrebbe voluto quando era ragazzo: “Bacci è un finto disincantato, a volte sembra disilluso, sembra prendere le distanza, ma questo è un modo per difendersi dal dolore che lo contraddistingue. In fondo è un animo tormentato”.

Oggi Bacci è un settantenne che indaga e si ritrova a dover dare nuova vita alla sua agenzia, spinto anche dalle pressioni della nuova compagna e da quelle del fidanzato della figlia che sogna di intraprendere il suo stesso mestiere.

Non manca chi spera di vedere il lavoro di Bacci Pagano continuato da un altro investigatore nato dalla penna di Morchio: Mariolino Migliaccio, protagonista de ‘La fine è ignota’.

Me l'hanno chiesto in diversi - approfondisce Morchio -  Io credo di no, ma per una ragione più stilistica che non per altro. Intanto, sono due protagonisti che parlano in prima persona quindi, se li fai incontrare, devi decidere chi è che parla. Ma a questo si può ovviare costruendo una narrazione a due voci. Credo che il problema stilistico individui due modi dii scrivere diversi, proprio nella sostanza linguistica. In Bacci abbiamo magari qualche parola che dà un po' di colore, ma fondamentalmente la lingua dei romanzi di Bacci è un italiano colto. Quella dei romanzi di Mariolino, invece, è una lingua molto mescitata, ricca di dialetto, di parlate straniere, di elementi linguistici che sono altri rispetto alla lingua di Bacci”.

A muovere la cornice de ‘La fine è ignota’, infatti, sono gli incontri del centro storico, quel plurilinguismo che caratterizza da sempre Genova e che, percorrendo i suoi carruggi, si incontra quotidianamente.

Ma non è possibile non pensare a Bruno Morchio, al suo Bacci e al suo singolare sguardo su Genova come veri e propri promotori della città: “Con Bacci ho portato Genova nel mondo, non con il pesto. Ho portato il raccontare la città, con le sue sfumature più scure. Le focacce chilometriche sono una brutta deriva. Con Bacci ho fatto il giro del mondo dalla Cina alla Germania passando per diversi paesi. Tramite le sue avventure, ho provato a trasmettere l’anima di questa città”.

Venerdì 18 ottobre alla Feltrinelli di via Ceccardi, alle ore 18, Morchio, accompagnato alla lettura da Lucia Caponetto, incontrerà il pubblico per presentare “La badante e il professore”. Decisamente, da non perdere.