Politica - 17 ottobre 2024, 14:55

Elezioni regionali, sotto la bandiera del PCL nasce la grande sfida di Marco Ferrando: “Noi siamo la sinistra che non tradisce”

Il candidato alla presidenza del Partito Comunista dei Lavoratori rivendica la propria posizione lontana da PD e Rifondazione: “Saremo all’opposizione anche se vincerà Orlando”

Marco Ferrando (PCL)

Professore di storia e filosofia, classe 1954, Marco Ferrando è una colonna della sinistra radicale italiana, dal 2006 portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori. La sua avventura è iniziata nel 1970 con la partecipazione all’occupazione del liceo Mazzini di Genova, da lì un lungo percorso personale e politico che lo ha portato a vestire diverse casacche della sinistra extraparlamentare, fino alla scelta di candidarsi alle elezioni regionali liguri del 2024.
Una decisione figlia del programma che fieramente rivendica anche per smarcarsi dagli altri progetti della stessa area che Ferrando vede come “complici” di una politica dalla quale ha preso le distanze. La sua idea di sinistra non si è “compromessa”, come ama dire, non ha partecipato a coalizioni di governo e, soprattutto, qualora dovesse riuscire a entrare in consiglio regionale, sarà all’opposizione anche di un’eventuale amministrazione Orlando. Contro tutti, quindi, nel nome dell’anticapitalismo e dalla parte dei lavoratori.

Da dove nasce l’idea di candidarsi alla presidenza di Regione Liguria?
Dalla voglia di presentare il nostro programma all’elettorato e, in particolare, a quella classe sociale a cui noi ci rivolgiamo: lavoratori, precari, disoccupati. Pensiamo che il nostro programma, proprio per il suo carattere anticapitalistico, sappia legare le urgenze sociali immediate e una prospettiva alternativa a una società fondata sulla dittatura del profitto che sta alla base delle politiche che, negli ultimi 30 anni, si sono abbattute sui lavoratori con tagli e prevaricazioni

Questi, però, sono temi nazionali. Come si riportano in scala regionale?
Tutti questi temi sono concentrati in Liguria in una condizione particolarmente concentrata e drammatica. Penso alla situazione della sanità, è stata negli ultimi anni in buona parte privatizzata e, anche negli anni della precedente legislatura, abbondantemente smantellata. La politica di Toti si è innestata dopo una politica di chiusura degli ospedali dell’amministrazione precedente. Si sa che i pronto soccorso sono stracolmi di persone private di una medicina territoriale e cercano lì soluzioni impossibili data la carenza di personale, di energie e di soldi. Le liste d’attesa sono interminabili, centomila liguri hanno rinunciato a curarsi, c’è stato un 30% di tagli al personale negli ultimi dieci anni, tutte queste politiche vengono fatte per le stesse ragioni per cui vengono fatte su scala nazionale, per favorire il privato e inseguire il debito pubblico. In Liguria serve un censimento delle urgenze sanitarie per individuare le risorse necessarie fuori da ogni criterio di compatibilità di bilancio capitalistico. Individuare le fonti da cui attingere queste risorse. In modo provocatorio abbiamo proposto una grande patrimoniale del 10% per il 10% più ricco della popolazione che libererebbe decine di miliardi per la sanità pubblica, che tale deve rimanere. Come diceva Gino Strada, “la sanità privata è una contraddizione in termini”

Perché la sinistra si è così frammentata in tanti progetti distinti che rischiando di disperdere il voto?
Noi abbiamo una caratteristica: non ci siamo mai compromessi in governi di centrosinistra che hanno colpito la propria base sociale. Vale anche su scala nazionale, basti pensare che negli ultimi dieci anni Orlando è stato ministro nei governi che hanno tagliato la sanità per 40 miliardi. Il Pd ha governato dall’altra parte della barricata in rappresentanza di poteri forti ostili ai lavoratori.

Però a sinistra c’era già Nicola Rollando…
Rifondazione Comunista ha ciclicamente contribuito a queste politiche, nei due governi Prodi ha votato il lavoro interinale, la detrazione dei profitti delle banche, ha aumentato le spese militari. Localmente Rifondazione ha partecipato per dieci anni alle legislature Burlando, quando tagliava gli ospedali erano parte di quella maggioranza. Se siamo una presenza autonoma e indipendente è perché non abbiamo partecipato a queste forme di compromissione. Quello che ci differenzia dalle sinistre è la coerenza. Quanto alle ragioni dell’avanzata della destra, sono esattamente proporzionali alla compromissione delle sinistre, quando la sinistra tradisce il suo popolo spiana la strada alla destra. Il risultato è che Meloni governa l’Italia anche grazie a una legge elettorale votata anche dal Pd e da Orlando. Noi costruiamo la sinistra che non tradisce

Perché un elettore di sinistra dovrebbe scegliere lei e non Orlando o Rollando?
Perché il voto al Partito Comunista dei Lavoratori è il voto a una sinistra che non si è compromessa e non si è compromessa perché alternativa agli interessi capitalistici che dominano questa società, è un incoraggiamento a una sinistra di cui il movimento dei lavoratori ha bisogno

Mi dice i punti cardine del suo programma?
Siamo una regione attraversata da tante vertenze industriali che coinvolgono grandi aziende e la lotta alla precarizzazione del lavoro, anche in Liguria si è diffuso un lavoro usa e getta con la corresponsabilità di tutti. Anche il governo Meloni a guida post fascista allarga il lavoro interinale che fu introdotto dal governo Prodi con il sostegno di Rifondazione. Siamo per liberare il lavoro dalla piaga del precariato. A livello regionale siamo per l’introduzione di un salario minimo orario di dieci euro netti indicizzati per tutti i dipendenti della Regione e per tutti i dipendenti delle aziende in appalto alla Regione. Sul riassetto idrogeologico, pensiamo sia la vera opera pubblica prioritaria si cui investire, gli stessi eventi di queste ore sono la dimostrazione che la Liguria è una terra esposta a drammi ambientali. Ha il 70% di territorio franoso, lì si dovrebbe investire massicciamente e il problema è dove prendere i soldi. Vanno presi da chi non ha mai pagato

Se fosse eletto, quale sarebbe il primo punto sulla sua agenda?
Essere eletto significherebbe una grande ribellione della maggioranza dei liguri e ci sarebbe un altro rapporto di forza con il governo. Ci sarebbe un governo regionale dei lavoratori e per la mobilitazione attiva. Sarebbe una contrapposizione, un contropotere al governo nazionale. Che cosa farei nel mio primo giorno di lavoro? La cancellazione della sanità privata e il suo inglobamento nella sanità pubblica con piena garanzia contrattuale per i lavoratori. Se fossi eletto come consigliere sicuramente saremo all’opposizione di qualsiasi governo. A differenza di altre sinistre, non saremo una sinistra ornamentale”.


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