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Politica | 16 ottobre 2024, 14:30

Elezioni regionali. Intervista a Davide Felice, l’avvocato ‘foresto’ che punta alla Liguria al grido di “No euro, no vax, no war”

Candidato alla presidenza per Forza del Popolo, punta su sanità, infrastrutture e tradizione: “Siamo un’alternativa scevra dai conflitti di interesse e da quelle ‘mangerie’ che a destra e a manca emergono sempre”

Davide Felice (Forza del Popolo)

Davide Felice (Forza del Popolo)

Avvocato, trentaseienne, nato a Brescia ed ex consigliere comunale di opposizione a Castegnato, Davide Felice è consapevole di essere un ‘foresto’ nella corsa alle elezioni regionali in Liguria ed è altrettanto consapevole del “chi è?” che ogni volta accompagna la pubblicazione del suo nome sulle cronache politiche locali in attesa del voto.
Rivendica con orgoglio la pubblicazione del libro “L’Abc degli amministratori comunali”, e il suo ruolo di segretario dell’assemblea nazionale dei delegati di Forza del Popolo, il partito di recente fondazione che lo ha candidato alle regionali liguri e del quale è anche docente di scuola di formazione politica.
La sua ricetta per la Liguria va nel solco di tre temi cardine: ai grandi classici di sanità e istruzione, aggiunge il suo cavallo di battaglia della tradizione locale.

Da dove viene la decisione di candidarsi alla presidenza di Regione Liguria?
Forza del Popolo è un partito nuovo che chiaramente vuole farsi conoscere e nei nostri principi c’è il corretto spirito di servizio. Esco dalla mia zona di comfort per portare i valori del partito non necessariamente legati al regionale, ma in un ambito più ampio. Il nostro slogan è: “No euro, no vax, no war”. Crediamo che si debba agire non per il proprio tornaconto personale, ma per un obiettivo superiore. Anche se non sono un autoctono, sono meravigliato dalla Liguria e, quando dall’autostrada arrivo a Voltri, vedo il mare ed è un idillio”.

Quali sono i punti cardine della vostra proposta per la Liguria?
Sappiamo che le tematiche principali sono quelle della sanità e delle infrastrutture. Vanno di pari passo. E poi crediamo molto nel principio del federalismo, ci piacciono le tradizioni locali, riscoprire la nostra storia e i nostri valori. Quindi: sanità, infrastrutture e tradizione. Per quanto riguarda la sanità, crediamo nel socialismo cristiano unito a una componente liberale e riteniamo quindi che debba essere pubblica. Vogliamo andare in controtendenza rispetto a una continua privatizzazione. È fondamentale il mantenimento dei presidi ospedalieri territoriali e ci siamo resi conto che il problema non sono solo le liste d’attesa, ma anche le prenotazioni che sono difficili per via della continua digitalizzazione. Crediamo che servano call center con persone reali dall’altra parte e non l’intelligenza artificiale. Per le infrastrutture e le opere in cantiere, i progetti sono molteplici e, prima di decidere se stralciarli o finanziarli, siccome non siamo degli sprovveduti, vogliamo capire a quale livello si trovano. La Gronda è iniziata nel 2009, non è ancora ultimata e si continua a spendere perché non è più attuale rispetto alle esigenze di oggi. Anche il ponte Morandi è un tragico cattivo esempio in questo senso, evidentemente non era stata fatta una progettazione sul lungo termine. Sempre in tema infrastrutture, oltre al trasporto su gomma e ferroviario vogliamo implementare quello marittimo, sia per i residenti, sia per i turisti. E poi ci sono tradizione e cultura. Il nostro motto è ‘Àiga ae corde!’ del capitan Bresca, crediamo che di fronte a una continua inglesizzazione la tradizione ci riporti ai territori e alla cultura, dobbiamo promuovere le peculiarità e fare in modo che la Regione sia un interlocutore tra le Pro Loco e le istituzioni. Anche andando a ripopolare gli antichi borghi che si stanno spopolando

Come ha seguito la questione Toti? Che idea si è fatto?
Le vicende giudiziarie non mi interessano. Nel caso Toti voglio guardare al fatto che non era autoctono e, quindi, la Liguria dimostra di avere questa apertura verso il nuovo. Non mi interesso della vicenda giudiziaria, ci siamo candidati con lo spirito di servizio e, quindi, il nostro obiettivo non è demonizzare altri ed essere una alternativa scevra dai conflitti di interesse e da quelle ‘mangerie’ che a destra e a manca emergono sempre. Il fatto che io venga da fuori è una maggiore garanzia

Se eletto in Regione, quale sarà il primo punto sulla sua agenda?
Per prima cosa vorrei incontrare tutti i dirigenti, i capi area, anche fino all’ultimo dipendente della Regione per guardarli in faccia e stringere loro la mano per dire che siamo tutti al servizio dei liguri e che ne siamo orgogliosi. Una squadra unita è fondamentale, partirei da lì per andare a conoscere chi lavora e opera quotidianamente in Regione. Dal punto di vista programmatico mi piacerebbe creare un ufficio di interlocuzione tra Regione ed enti locali perché spesso i Comuni si sentono abbandonati e i cittadini vedono la Regione come un ente di terzo livello non vicino

E se, invece, dovesse andare male?
Continueremo a lavorare sui territori, il progetto di Forza del Popolo non è limitato alle regionali. Non siamo venuti all’arrembaggio della Liguria, saremo presenti anche in Umbria e in Emilia-Romagna, significa che lottiamo sempre sui territori per la gente, sempre con abnegazione e spirito di servizio. Già il fatto di essere presenti sulla scheda per noi è un grande successo. È difficile raccogliere le firme, cosa che i partiti non hanno dovuto fare e ci siamo scontrati con molta disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. Ma la forza del popolo emerge anche da questo, non abbiamo nulla da perdere e lo facciamo con determinazione perché ci crediamo. Non vogliamo delegare ad altri il nostro futuro

Pietro Zampedroni


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