È iniziato in queste ore il supplemento di perizia disposto dal collegio giudicante nel corso del processo sul crollo del ponte Morandi di Genova che il 14 agosto del 2018 provocò quarantatré vittime.
Si tratta di un'integrazione che verte principalmente sull'approfondimento delle cause del disastro e di quanto cristallizzato in fase di incidente probatorio, che si avvarrà della consulenza tecnica di un pull di esperti che, nel confronto con quanto portato all'attenzione anche dai consulenti dei cinquantotto imputati, approfondirà una serie di elementi che potranno andare ad integrare la perizia principale già formata in fase precedente, con elementi raccolti nella prima parte del procedimento.
Alla ricerca di prove tecniche e risultanze dal confronto con le dichiarazioni fin qui emerse, i periti dovranno entrare nel cuore della dinamica del crollo, confrontando quanto rilevato nel corso del dibattimento con analisi ingegneristiche e risultanze di indagine che ruotano intorno a quattro temi principali: chiarire se lo stato di degrado della struttura era conosciuto o conoscibile alla concessionaria tramite le verifiche effettuate nel corso degli anni, ma anche la possibile esistenza o meno di un 'difetto originario' che potrebbe essere alla base dell'ammaloramento del viadotto.
Dovrà essere chiarita anche la modalità dei controlli svolti per stabilire se un intervento tempestivo avrebbe potuto scongiurare il disastro e la morte di quarantatré vittime.
Una fase che causerà una necessaria dilatazione dei tempi processuali, nell'ordine di alcune settimane. La scansione del tempo delle udienze, ora interrotte, ripartirà tra fine dicembre e gennaio. Intanto ci vorranno tutti i sessanta giorni di tempo previsti, salvo possibili proroghe, per presentare la relazione che formerà elemento di prova nel corso del dibattimento.
Slitteranno anche le dichiarazioni spontanee da parte degli imputati pronti a parlare in aula salvo due casi di due ex dirigenti di Aspi e Spea che saranno sentiti nel mese di dicembre.
Un prolungamento di tempi necessario se utile a garantire di fare chiarezza sulla tragedia del 2018, come più volte ribadito anche dal comitato in ricordo delle vittime che chiede da sei anni verità e giustizia sul disastro del Morandi.