Eventi - 15 ottobre 2024, 12:15

Il segreto di Genova ancora vincente alla regata delle Antiche Repubbliche Marinare: “È tutta questione di DNA”

Intervista al direttore tecnico Giovanni Calabrese: “Vincere questo confronto vuol dire portare avanti una storia”

Non solo sport: è questo che viene trasmesso dalle parole di Giovanni Calabrese, direttore tecnico della squadra e allenatore da ventiquattro anni presso la Canottieri Gavirate sul lago di Varese, che ha partecipato alla sessantanovesima edizione della Regata delle antiche repubbliche marinare, con Genova vittoriosa per il terzo anno consecutivo. 

Qui è tutta questione di DNA che, chi partecipa all'evento, trasmette sui remi e nelle vogate durante l'evento. "Nell’era antica, la regata era fatta di scontri e di sfide sul piano mercantile: erano delle vere e proprie guerre tra una Repubblica e l’altra. Tutto questo oggi non è sparito del e rimane nel DNA delle persone autoctone che sono coinvolte", ci ha raccontato Calabrese, campione che ha preso parte attiva a tre olimpiadi: Seoul 88, Atlanta 96 e Sydney 2000, dove in quest'ultimo ha vinto il bronzo nella specialità del doppio. 

Qual’è l’impegno richiesto e la preparazione che c’è dietro questa rievocazione? Quali sono i criteri di selezione e come si struttura la squadra Giovanni?

Teniamo presente che gli atleti durante tutto l’anno fanno attività di canottaggio nei loro club e nelle loro sedi, sia scorrevole che fisso, quindi non sono mai fermi. Vengono reclutati nell’ultimo periodo per mettere appunto l’imbarcazione. Su una rosa molto ampia, si valutano le capacità fisiologiche e tecniche, scegliendo infine quelli che sono maggiormente idonei. La responsabilità di scegliere chi o meno compete al direttore tecnico. Per quanto concerne, invece, i criteri fisici, facciamo valutazione con il remoergometro, un attrezzo utilizzato a secco che simula la vogata, che ci fornisce i dati delle capacità degli atleti di quanti watt riescono ad esprimere su una specifica distanza. In barca vengono valutate le capacità tecniche, in riferimento al come e quanta potenza riescono i partecipanti a mostrare. Successivamente bisogna individuare chi ha le caratteristiche per ciascun ruolo. Ad esempio, il timoniere è colui che gestisce le direzioni e l’equipaggio, mentre il capovoga deve gestire il ritmo e l’intensità di gara. Infine, tutti gli altri  vanno a seguire: al centro barca ci sta chi ha maggiore potenza e a prua inseriamo i più leggeri per avere meno peso complessivo”. 

Essendoci più componenti provenienti da diverse squadre, come funziona l’appello degli atleti? 

“In primis tutti gli atleti devono essere provenienti da Genova o dalla Liguria, quindi devono essere residenti nel comune di Genova o in provincia; da quest’ultima possiamo valutarne al massimo quattro. Per il femminile, invece, i criteri sono ancora da scrivere mentre per il maschile si tramandano da sessantanove anni e sono molto restrittive sia per quanto riguarda la provenienza di partecipazione e le caratteristiche dell’imbarcazione"

Difatti quest'anno è una novità esclusiva un'equipaggio tutto rosa...

Assolutamente si. Per tutto il movimento è stata una scelta molto importante quella di dare spazio anche al galeone femminile perché era necessario aggiornare quella che da sempre è stata una tradizione prettamente maschile. Il canottaggio deve andare di pari passo con l’attualità, quindi proporre stessi diritti, opportunità e regole tra uomo e donna”. 

Sessantanovesima edizione, terzo anno consecutivo di vittoria per la repubblica di Genova che domina incontrastata nelle acque: cosa significa questo per voi e per la città?

Io vengo dal mondo del canottaggio (ho vinto due mondiali, uno nel 1987 in doppio e uno nel 1997 in quattro) e tre anni fa sono entrato in questa vogata grazie all’amico Marco Dodero. Oltre alla gara, è proprio una questione di storia: nell’era antica, la regata era fatta di scontri e di sfide sul piano mercantile: erano delle vere e proprie guerre tra una repubblica e l’altra. Tutto questo oggi non è sparito del e rimane nel DNA delle persone autoctone che sono coinvolte. Questo aspetto folkrostico di sfida emerge sin da subito nei primissimi giorni antecedenti alla regata, in particolare nella contestazione dell’imbarcazione: dal timone, alla zeppa fino alla chiglia. Tanti aspetti che permettono un confronto prima della competizione, che spesso finisce in un dibattito aspro. Addirittura, mi hanno raccontato che in passato arrivavano perfino a suonarsele! Chi participa alla regata porta avanti il DNA di chi ragionava con le mazze di ferro! Anche io comunque ho origini marinare e un pò di pali li ho visti eccome. Per la città di Genova quindi è un appuntamento importante dove ci si identifica ancora come repubblica marinara e vincere questo confronto vuol dire essere protagonista  di chi porta avanti una storia, soprattutto essendo la città dell’anno. Devo dire che arrivavamo da un periodo buio di sconfitte ma attualmente abbiamo trovato la soluzione".

Reduci da queste vittorie, sottolineiamo nuovamente ben tre di fila, possiamo dire esserci stato un aumento di interesse e di curiosità da parte del cittadino? 

"Io personalmente non vivo la realtà di Genova se non per pochi giorni quando arrivo per preparare l’equipaggio ma parlando con le persone, inclusi i familiari dei ragazzi, noto che c’è molto più interesse e partecipazione nei confronti dell’evento. Tutti chiedono informazioni su cosa farà il galeone quest’anno. Facendo un esempio, nell’area portuale tutti i genitori dei ragazzi che ci lavorano, tra i dipendenti e colleghi tutti si interessano alle attività del galeone, chiedendo come va e quali sono le previsioni. E’ stato spiacevole che la giornata fosse brutta se no ci sarebbero stati molti cittadini in più. Non va sottovaluto nemmeno l’aspetto televisivo: non tanti sport riescono ad avere oltre un’ora e mezza di diretta ogni anno, partendo dal corteo storico che precede la regata per poi la competizione in sé e il post gara. Facendo un’esempio personale, mia madre l’ha vista per la prima volta e ne è rimasta affascinata; mi ha anche ripreso dicendomi di non averle spiegato bene di cosa si trattava!”. 

Federico Antonopulo