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Cultura | 14 ottobre 2024, 15:00

"Vorrei una Voce", la prima che dà il via al Festival dell'Eccellenza al Femminile

L'evento organizzato alla Sala Mercato del Teatro Modena di Sampierdarena con lo spettacolo scritto e interpretato da Tindaro Granata

"Vorrei una Voce", la prima che dà il via al Festival dell'Eccellenza al Femminile

Al via la ventesima edizione del Festival dell'Eccellenza al Femminile che, raggiunta la sua ventesima edizione, aprirà ufficialmente le danze domani con la prima alla Sala Mercato del Teatro Modena di Sampierdarena dello spettacolo "Vorrei una voce", scritto e interpretato da Tindaro Granata.

Edizione speciale quella che si aprirà domani sera del festival ideato e diretto da Consuelo Barilari, organicato da Schegge di Mediterraneo con il sostegno del MIC nel piano triennale del FUS, il patrocinio del Senato della Repubblica, della Regione Liguria, la mediaprtnership con TGR Rai Liguria e con il sostegno del Comune di Genova per Genova Città dei Festival, in collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova, che vedrà alle ore 21.30 Tindaro Granata incontrare il pubblico durante i Trenta minuti fuori scena. 

Sempre nella giornata di domani, martedì 15 ottobre, la giornalista di La Repubblica Erica Manna affiancherà Granata, mentre mercoledì 16 ottobre a dialogare con l'attore sarà presente la giornalista di Avvenire, Angela Calvini. 

Vorrei una voce è uno spettacolo in forma di monologo costruito attraverso le canzoni di Mina cantate in playback, ispirato dal lungo percorso teatrale che l’autore e attore siciliano ha realizzato al teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina con le detenute di alta sicurezza, nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare. 

Il fulcro della drammaturgia è il sogno: perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé. Vorrei una voce è dedicato a coloro i quali hanno perso la capacità di farlo.

“Ero un giovane uomo, lavoravo, avevo una casa, una macchina e soprattutto persone che mi amavano, ma avevo smesso di provare gioia per quello che facevo, non credevo più in me stesso e in niente – dichiara Granata. Non so come sia successo. Un giorno mi sono svegliato e non mi son sentito più felice, né di fare il mio lavoro né di progettare qualsiasi altra cosa. Quando mi arrivò la telefonata di Daniela Ursino, direttore artistico del teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina, con la proposta di fare un progetto teatrale con le detenute ‘per farle rivivere, sognare ritrovando una femminilità perduta’, capii, dopo averle incontrate, che erano come me, o forse io ero come loro: non sognavamo più. Guardandole mi sono sentito recluso, da me stesso, imbruttito da me stesso, impoverito da me stesso. Avevo dissipato, inconsapevolmente, quel bene prezioso che dovrebbe possedere ogni essere umano: la libertà. Proposi così di fare quello che facevo da ragazzo quando ascoltavo le canzoni di Mina: interpretavo le mie storie fantastiche con la sua voce. Con le detenute abbiamo messo in scena l’ultimo concerto live di Mina, tenutosi alla Bussola il 23 agosto 1978. L’idea era quella di entrare nei propri ricordi, in un proprio spazio, dove tutto sarebbe stato possibile, recuperando una femminilità annullata, la libertà di espressione della propria anima e del proprio corpo, in un luogo che, per forza di cose, tende quotidianamente ad annullare tutto questo. Ognuna di loro aveva a disposizione due canzoni di Mina e, attraverso il canto in playback, doveva trasmettere la forza e la potenza della propria storia per liberarsi da pensieri, angosce, fallimenti di una vita. Mi sono trovato, con loro, a cercare il senso di tutto quello che avevo fatto fino ad allora. Non voglio e non posso portare in scena le mie ragazze del Piccolo Shakespeare di Messina, perché quello che abbiamo fatto dentro quel luogo di libertà che sta dentro un carcere è giusto che rimanga con loro e per loro. In Vorrei una voce in scena ci sono solo io, delle ragazze mi porto i loro occhi, i gesti, le loro lacrime e i sorrisi. Grazie a loro racconto storie di persone che dalla vita vogliono un riscatto importante: vogliono l’amore per la vita, quella spinta forte ed irruente che ti permette di riuscire a sopportare tutto, a fare tutto affinché si possa realizzare un sogno”.

Redazione

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