Sport - 12 ottobre 2024, 08:00

Lo Sport che amiamo - Magnani e Nicolì: "Combattere significa imparare educazione e rispetto"

L'allenatore di kickboxing e il suo allievo che parteciperà ai Mondiali: "I ragazzi sono la mia seconda famiglia". "Voglio arrivare il più in alto possibile"

Prosegue questo sabato, e andrà avanti per tutti i sabati successivi, ‘Lo Sport che amiamo’, una rubrica dedicata a personaggi e storie di sport della nostra città e della nostra regione. Ci piace raccontare quel che c’è oltre il risultato sportivo: il sudore, la fatica, il sacrificio, il duro allenamento, l’impegno, le rinunce, lo spirito del gruppo. Tanti valori che vogliamo portare avanti e mettere in luce con quello che sappiamo fare meglio: comunicandoli. Comunicarli significa amplificarli, ed ecco perché lo sport può diventare, sempre di più, ‘Lo Sport che amiamo’. Ci accompagna in questo percorso un giovane di belle speranze: Federico Traverso, laureando in Scienze della Comunicazione. Gli ospiti di oggi sono Alessandro Magnani, allenatore alla palestra A.S.D #365 Martial Arts di Pra' e il suo atleta sedicenne Marco Nicolì, selezionato per i Mondiali ISKA di Vienna nella kickboxing.

Alessandro Magnani, innanzitutto, per chi non la conosce che disciplina è la kickboxing?
“La kickboxing è una disciplina da ring, e Marco la disputerà sul tatami, ovvero sul tappeto senza le corde. Il combattimento prevede l’uso calci, pugni e ginocchiate, con la vecchia kickboxing che si è trasformata in K-1. In questa palestra insegno anche muay thai, oltre ad un corso di MMA. Marco è entrato in questa palestra ad otto anni, ora ne ha sedici e ha sempre avuto buoni risultati, frutto del grande impegno che ha sempre dimostrato, ed ora ha la possibilità di partecipare ai Mondiali amatoriali ISKA a Vienna dal 23 al 26 ottobre”. 

Come nasce il vostro rapporto tra maestro e allievo?
“Prima di conoscerlo Marco praticava il ju-jitsu, ma quando è arrivato qui ho notato fin da subito la sua capacità di adattamento al nuovo stile di combattimento. Abbiamo provato con i primi incontri, e i risultati sempre positivi lo hanno portato dove è adesso. Per me i ragazzi sono una famiglia parallela, non si tratta solamente di un rapporto allievo-maestro ma di qualcosa di più. È un qualcosa che va oltre”.

Come hai capito che Marco in particolare avesse qualcosa in più per raggiungere un traguardo così importante alla sua età?
“Fin da piccolo riusciva a portare in gara ciò che faceva in palestra, e da lì io riesco a capire i punti saldi dell’allievo su cui poi si va a lavorare. Marco era uno di quelli che riusciva a portare a casa degli ottimi risultati facendo in gara ciò che faceva in allenamento. Su venticinque match ne ha vinti ventidue, e se li è meritati tutti”.  

Secondo te, che cosa insegnano a livello umano gli sport da combattimento?
“Innanzitutto, insegnano la disciplina. L’educazione. Io do e chiedo educazione e rispetto, tra maestro e allievo ma anche tra gli allievi stessi. A mio parere insegnano a vivere, passare delle ore in palestra fa staccare la mente da tutto il resto. Specialmente al giorno d’oggi, tra televisione e cellulari. Quando due allievi combattono, anche solo per allenarsi, nasce tra loro un rispetto e un legame molto importante”. 

Marco Nicolì, concordi? Che cosa hai imparato durante questi anni?“Assolutamente, ho imparato ad essere molto più rispettoso e ad avere più pazienza ed autocontrollo. Come ha detto il mio maestro, stare in palestra aiuta a dimenticare il resto ed è un buon modo per conoscere e relazionarsi con altre persone. Non mi pento della mia scelta, anzi, se non fossi venuto qui non so cosa avrei fatto”. 

Come sei entrato in contatto con questa disciplina?
“Innanzitutto, la palestra è vicino casa, inoltre mio papà mi parlava sempre di questa disciplina. Così ho provato, fin da subito mi è piaciuta e sono riuscito ad andare avanti. Ho iniziato ad ottenere risultati molto buoni, e adesso ho la possibilità di dimostrarlo a questi Mondiali. Sono molto sicuro”. 

Che obiettivo ti poni per questa competizione?
“Cercherò di arrivare sul podio, con la speranza di arrivare primo. Sono consapevole che sia un obiettivo difficile, ma non combatterò contro dei supereroi. Incontrerò gente come me, quindi è un obiettivo concreto che si può raggiungere”. 

Invece guardando al di là del Mondiale, cosa vedi per il tuo futuro?“Dopo i Mondiali dovrei cominciare con il contatto pieno. Fisicamente mi sento abbastanza pronto ma so che c’è ancora da lavorare, soprattutto sul fiato e sulla resistenza. In ogni caso, mi ci vedo in un incontro di contatto pieno. Poi ci saranno di nuovo i Campionati Nazionali, e lì punto ad ottenere buoni risultati per la convocazione ai prossimi Mondiali”. 

Federico Traverso