C'è chi dice che per liberare la mente si debba partire dall'abbattere gli schemi che ci condizionano tutti, chi più e chi meno. Scoprire quello che sappiamo già, nonostante una vita passata a cercare di nasconderlo sotto il tappeto. Ma cosa c'è di più istintivamente celato della morte, l'argomento più evitato, il più presente e allo stesso tempo il più taciuto dei temi? E cosa può succedere a parlarne liberamente e a maneggiare il tema con naturalezza e magari anche con ironia?
Se lo è chiesto Marina Minetti, conduttrice radiofonica e attrice e autrice, e la risposta l'ha convinta al punto da dedicare all'ultimo dei tabù esistenti una sedie podcast prima e un monologo teatrale poi. 'Death café' è il titolo, evocativo, che ha debuttato ieri sera alla Sala Agorà del Teatro della Tosse di Genova e questa sera ritorna sul palco.
L'obiettivo: parlare di morte e di paure per liberarsi dai fantasmi che gettano ombre sempre più lunghe di loro, trasformando il più scivoloso e respingente dei temi in un argomento familiare, anche pratico, tangibile, perché "almeno finché non arriva, possiamo riderci su tutti insieme", come spiega l'autrice.
"L'ironia - ci racconta - è il chiavistello secondo me, per aprire e mettersi in relazione con altre persone e parlare di questo argomento, non sviscerando da soli tutti i mali, i dolori e le preoccupazioni; credo che sia quella la grande forza e il grande aiuto nel trattare questi temi".
'Death café' nasce da una serie podcast pubblicata e scritta da Marina Minetti per 'Mondadori Studios', che sembra nata per diventare uno spettacolo. Sei puntate più un trailer che affrontano tutto, dall'esperienza del lutto all'immaginario religioso, dal sentimento di chi resta all'ironia sul dopo, dalle esperienze di pre-morte al 'quanto costa morire?', tra spirito di sopravvivenza, involontaria e soprattutto volontaria comicità. Ora però con un passo in più, non solo sviscerare l'argomento davanti a un microfono ma farlo 'live' in teatro e nella città della sua autrice, impegnata ancora a Genova questa sera, prima di una tappa del tour per lo spettacolo a Torino, poi pausa e si riparte in giro per l'Italia.
"È utile ricordare secondo me il potere delle relazioni - spiega ancora Minetti - il potere della condivisione: quello che ho fatto con il podcast durante le interviste di questi primi 6 episodi mi ha fatto capire che era un discorso che si poteva portare avanti e mi son detta 'ci ho messo la voce e adesso ci mettiamo anche la faccia', raccontando anche quelli che sono stati i dolori che sono passati nella mia vita".
Tutto questo è diventato uno spettacolo teatrale, anche terapeutico, che è in replica questa sera alla sala Agorà. Perché la morte non è stata sempre e solo la fine di qualcosa, e ripescando quello che pensavano di lei le civiltà che ci hanno preceduto scopriamo anche, al passo con lo spettacolo, che si può avere un diverso approccio con il 'finale di partita'.
Si parte da un presupposto: "se l'ignoto spaventa allora, che cosa succederebbe iniziassimo un percorso di educazione alla morte?". E come nei 'death café', che sono veri e propri incontri pubblici per 'familiarizzare' col tema, la risposta arriva nella sintesi tra palco e pubblico, e nella capacità della comunicazione collettiva di esorcizzare la paura per trasformarla in qualcosa di nuovo.
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