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Cronaca | 09 ottobre 2024, 18:04

Genova, col cellulare in carcere per un incontro riservato ai detenuti: fermata una suora

Immediato l’intervento degli agenti della Polizia Penitenziaria che hanno fermato la religiosa mentre tentava di introdurre illegalmente il cellulare nella struttura. Nel corso dei controlli, scoperti altri due dispositivi in una cella

Genova, col cellulare in carcere per un incontro riservato ai detenuti: fermata una suora

Era andata in carcere per un incontro riservato ai detenuti ma lo ha fatto cercando di portare all’interno della struttura un telefono cellulare.

Per questo una suora messa all’incontro è stata fermata nel carcere di Marassi da alcuni agenti della Polizia Penitenziaria.

L'episodio ha sollevato nuovamente la questione della sicurezza all'interno delle strutture penitenziarie e della necessità di potenziare i controlli contro l'introduzione illecita di telefoni cellulari, come ha sottolineato Vincenzo Tristaino, segretario regionale del SAPPE: “Una suora ammessa in carcere a Marassi ad un incontro con alcuni detenuti ha tentato di introdurre illecitamente un telefono cellulare ma è stata scoperta e bloccata dalla Polizia Penitenziaria. L'episodio evidenzia ancora una volta la necessità di dotare la Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati, anche in grado di schermare gli istituti di pena, per contrastare questo fenomeno”.

Nel corso dei controlli, ulteriori due cellulari sono stati trovati in una cella della II Sezione del carcere. Un risultato significativo, considerati i limiti con cui spesso gli agenti sono costretti a lavorare. "Grazie agli sforzi finora profusi – continua Tristaino – la Polizia Penitenziaria, malgrado i turni massacranti e le scarse risorse, riesce comunque ad arginare i tentativi fraudolenti di introduzione sia di telefonini sia di droga, evitando così gravi ripercussioni per l'ordine e la sicurezza interna. Complimenti ai colleghi del carcere di Marassi, che hanno trovato due cellulari anche in una cella della II Sezione del penitenziario".

Sulla vicenda è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ha ricordato come l'introduzione o il possesso illegale di cellulari in carcere sia un reato punibile con pene da 1 a 4 anni di reclusione. "L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati; l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l'introduzione di telefoni cellulari all'interno degli istituti penitenziari”.

Capece ha poi lanciato un appello ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP), chiedendo aggiornamenti sui progetti di schermatura previsti per le carceri italiane: “Domandiamo ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria a che punto è proprio il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l'utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l'introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione”.

Il ritrovamento di cellulari nelle carceri, nonostante gli sforzi costanti della Polizia Penitenziaria, continua a rappresentare una grave minaccia per la sicurezza interna, richiamando l'urgenza di misure tecnologiche adeguate per contrastare questo fenomeno.


 

Redazione

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