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Attualità | 05 ottobre 2024, 08:00

Lo Sport che amiamo - Mister Pastorino: "La sfida del Ligorna? Migliorarsi sempre. Nel calcio nessuno è mai arrivato"

Parla il tecnico della formazione genovese attualmente ancora imbattuta in Serie D: "Non me lo sarei aspettato, ci sono squadre più attrezzate di noi. Andiamo avanti con calma"

Lo Sport che amiamo - Mister Pastorino: "La sfida del Ligorna? Migliorarsi sempre. Nel calcio nessuno è mai arrivato"

Prosegue questo sabato, e andrà avanti per tutti i sabati successivi, ‘Lo Sport che amiamo’, una rubrica dedicata a personaggi e storie di sport della nostra città e della nostra regione. Ci piace raccontare quel che c’è oltre il risultato sportivo: il sudore, la fatica, il sacrificio, il duro allenamento, l’impegno, le rinunce, lo spirito del gruppo. Tanti valori che vogliamo portare avanti e mettere in luce con quello che sappiamo fare meglio: comunicandoli. Comunicarli significa amplificarli, ed ecco perché lo sport può diventare, sempre di più, ‘Lo Sport che amiamo’. Ci accompagna in questo percorso un giovane di belle speranze: Federico Traverso, laureando in Scienze della Comunicazione. L'ospite di oggi è Matteo Pastorino, allenatore della prima squadra del Ligorna, che milita nel campionato di Serie D.

Mister Matteo Pastorino, partiamo dalla partita di mercoledì. Un commento sullo 0-0 contro la Sanremese?
“È stata una partita strana, perché la Sanremese è rimasta in inferiorità numerica dopo dieci minuti di partita. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo: abbiamo creato occasioni, lavorato sugli esterni e in mezzo al campo, battuto tanti calci d’angolo e colpito una traversa. Ci è solo mancato il gol. Uscire da Sanremo con il rammarico di non aver portato a casa la partita è sicuramente una buona cosa. L’unica nota negativa è l’infortunio di Matteo Cericola, un giocatore per me molto importante”.

Un Ligorna che sta vivendo comunque un inizio di campionato molto positivo: sei partite, quattro vittorie e ancora nessuna sconfitta…
“Assolutamente, anche considerando il fatto che noi non siamo una squadra che deve vincere il campionato. Le squadre che giocano per vincere il campionato sono quelle che hanno speso tre volte ciò che abbiamo speso noi, come il Vado, il Varese o il Ticino. O anche la stessa Sanremese, una società che ha fatto un mercato importante. Noi siamo una società giovane, che negli ultimi anni ha accumulato un po’ più di esperienza in Serie D ma che, nella sua storia, non era mai stata prima in classifica dopo quattro giornate. E questo la dice lunga sul nostro percorso. Date queste premesse, la nostra partenza in campionato è più che soddisfacente”.

Parlando di lei, quest’anno è arrivato sulla panchina del Ligorna dopo anni al settore giovanile della Sampdoria. Dopo i primi mesi, quali sono le differenze che ha notato nell’allenare una Prima Squadra rispetto ad una formazione giovanile?
“Pensavo di trovarne molte di più. Chiaramente, un ragazzo di quindici o sedici anni è portato a seguirti al cento per cento, qualsiasi cosa tu gli chieda, in questo senso sono delle ‘spugne’, mentre in una Prima Squadra ci sono giocatori che hanno una loro storia, una loro cultura e sono più propensi al confronto. Questo in parte è avvenuto, ma sono rimasto molto contento dalla disponibilità di tutto il gruppo nel seguirmi. Sono felicissimo dell’approccio e della cultura del lavoro che questi ragazzi hanno”. 

A proposito, nella rosa del Ligorna ci sono anche tanti ragazzi provenienti proprio dai settori giovanili di società professionistiche. La sua esperienza in quei contesti può sicuramente agevolare il loro inserimento in una realtà diversa come una Prima Squadra…
“Sì, credo e spero di poter essere utile nel loro inserimento. Gli ultimi arrivati sono Islam e Ghinassi dall’Under 18 di Samp e Genoa, poi ci sono Dellepiane, Conti, Vassallo, Tassotti… Abbiamo una squadra estremamente giovane, perché escludendo due giocatori sopra i trent’anni i più ‘anziani’ ne hanno ventisei o ventisette”. 

Qual è la filosofia del Ligorna in questo senso e come approccia lei alla gestione dei giovani, in un gruppo eterogeneo come può essere quello di una Prima Squadra?
“Il Ligorna ha sempre puntato su giocatori giovani, sia per crescita che per esigenza, anche economica: per quella che è la nostra realtà, dobbiamo costruirci i giocatori ‘in casa’. Il Ligorna deve investire sui giovani, per cercare di unire una base di esperienza ad una rosa di giocatori promettenti. Questo sta accadendo anche quest’anno e credo che si sia partiti con il piede giusto. Per quanto riguarda il mio approccio, viene in parte dai miei trascorsi nel settore giovanile: un po’ di esperienza me la porto dietro con piacere. Il mio obiettivo è chiaramente vincere più partite possibili, ma allo stesso tempo far crescere individualmente il calciatore, giovane o esperto che sia. Anche, ad esempio, Luca Miracoli, un giocatore di trentadue anni dalla grande esperienza. A mio modo di vedere, non si smette mai di migliorare”.

La sua carriera da calciatore è trascorsa tra l’Eccellenza e la Serie D, con anche qualche presenza in C2. Rivivendo il calcio dilettantistico anni dopo, da allenatore, che livello sta trovando? Ci sono differenze rispetto a come lo ha vissuto lei da calciatore?
“Le differenze sono sicuramente a livello organizzativo. È presente una scuola di allenatori diversa dal passato, non necessariamente migliori. È semplicemente cambiato il modo di fare calcio, dire che il mister di oggi è più bravo di un allenatore di vent’anni fa è scorretto. Ci sono delle epoche, dei periodi, dei cicli, e quello che stiamo vivendo oggi prevede di provare a giocare di più il pallone e di andare meno sulle seconde palle, come si faceva in passato. Dal punto di vista individuale, vedo più giocatori disponibili all’organizzazione di gioco, a discapito di quelli che cercano di risolvere il problema. Il settore giovanile delle squadre professionistiche ha portato a crescere dei giocatori ordinati, puliti dal punto di vista tecnico e tattico, ma, parlando di metodologia, forse vincolati a risolvere poco i problemi. Secondo me un giocatore deve risolvere i problemi, affrontarli, senza limitarsi ad essere guidato dall’allenatore". 

Tornando al Ligorna, durante la sua presentazione aveva dichiarato di ambire ai play-off: anche se il campionato è appena iniziato, la strada sembra essere quella giusta…
“In primis, l’obiettivo del Ligorna è quello di migliorarsi dopo il settimo posto della scorsa stagione. Noi proviamo a migliorarci anno dopo anno, sapendo che c’è da lavorare perché il campionato è decisamente equilibrato. Ci sono delle sorprese come il Bra, che nelle ultime tre giornate segna a tutti e non prende gol. Ci sono anche sorprese negative come il Varese o il Vado che stanno perdendo qualche punto per strada, ma sono squadre forti e attrezzate. È un campionato strano. L’importante è riuscire a rimanere concentrati a livello mentale, per trovare un equilibrio durante la stagione e avere continuità. Questo è il segreto”. 

Federico Traverso

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