Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. Portata avanti per quasi due anni da Gaia Uccheddu, vede ora come autrice Martina Colladon, laureanda in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.
Viviamo in un'epoca in cui l'apparenza spesso conta più della realtà. I social media, piattaforme nate per connetterci e condividere esperienze, sono diventati lo specchio in cui milioni di giovani riflettono un'immagine idealizzata di sé stessi, spesso ben distante dalla realtà. Questo fenomeno, noto come autorappresentazione, è diventato un modo di comportarsi diffuso tra i ragazzi della Generazione Z e delle generazioni successive. Ma quali sono le conseguenze di questo costante bisogno di approvazione sociale e di adattarsi agli standard online?
In questo contesto, il proprio vero io viene messo da parte per lasciare spazio a una versione ideale, costruita su filtri, pose e trend virali. La pressione di conformarsi agli standard visivi e sociali imposti online è enorme. L'importanza di apparire "perfetti" può spingere molti a modificare la propria identità, compromettendo la propria autenticità per ottenere l'accettazione degli altri.
Questo meccanismo può portare a una profonda perdita di autenticità. I giovani non si limitano più a mostrare chi sono realmente, ma sentono il bisogno di adattarsi a ciò che pensano possa piacere agli altri. Il rischio è di creare una disconnessione tra la propria identità digitale e quella reale, causando confusione e insicurezza.
Le conseguenze psicologiche non sono trascurabili. La ricerca ha dimostrato che l'ansia, la depressione e l'insicurezza possono aumentare in chi si sente costretto a mantenere una versione "perfetta" di sé sui social. La costante ricerca di approvazione può diventare un ciclo distruttivo: più si ottengono like e commenti, più si sente il bisogno di continuare a conformarsi a standard irrealistici.
Il problema dell'autorappresentazione si basa sul concetto di accettazione sociale. I social media incentivano comportamenti che portano a una gratificazione immediata attraverso interazioni superficiali, come i "mi piace" e i commenti. Ogni notifica diventa una conferma del proprio valore, creando una dipendenza da queste reazioni. In questo contesto, la popolarità virtuale diventa sinonimo di successo, e molti giovani misurano il proprio valore personale in base a quanto sono "apprezzati" online.
Ma l'accettazione sui social è temporanea e superficiale. L'inseguimento costante di questo tipo di approvazione può portare a un'esperienza di vita filtrata, dove la realtà viene costantemente sacrificata per mantenere l'immagine virtuale. Questo può portare a un senso di alienazione, in cui il giovane non riesce più a distinguere chi è realmente da chi deve essere per essere accettato.
La soluzione non è semplice, ma una riflessione critica sul ruolo dei social media nella vita dei giovani è necessaria. Educare le nuove generazioni all'uso consapevole delle piattaforme digitali, promuovendo l'importanza dell'autenticità, potrebbe essere il primo passo per spezzare il ciclo dell'autorappresentazione. Le piattaforme stesse dovrebbero impegnarsi a promuovere contenuti autentici e a incoraggiare interazioni significative, piuttosto che premiare solo l'estetica e la popolarità.
In un mondo che valorizza sempre di più l'apparenza, riscoprire il proprio vero io può essere l'atto di ribellione più grande. La Generazione Z e le generazioni future hanno il potere di ridefinire il concetto di bellezza e successo, scegliendo di essere se stesse, piuttosto che ciò che gli altri si aspettano.