Attualità - 27 settembre 2024, 08:00

Alla scoperta dei Rolli - Gli affreschi della galleria passante di palazzo Gio Battista Centurione

Il mito di Giunone che incorona la Castità decora la volta di questo meraviglioso spazio architettonico, unico nel panorama cittadino

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!

A dominare l’antico crocevia delle arterie che collegavano Genova tra il tratto diretto alla collina di Castello e la porta dei Vacca, si trova ancora il palazzo voluto da Gio Battista Centurione.

La costruzione dell’edificio, oggi restaurato e di proprietà di una società, la R.R.E., iniziò nel 1612.

Alcune aree che ospitavano case medievali appartenenti ad Adamo Centurione, banchiere e suocero di Andrea Doria, vennero inglobate nel nuovo cantiere per la costruzione di questo magnifico palazzo rilevato da Peter Paul Rubens nella seconda edizione della sua raccolta dedicata ai palazzi di Genova. 

Le tracce delle precedenti costruzioni, quelle medievali appunto, sono ancora leggibili in alcune parti dell’edificio affidato all’estro creativo dell’architetto Battista Cantone e iscritto nel secondo bussolo dal 1664.

Accanto a Battista, si adoperò anche il figlio, Filippo: il risultato fu un volume architettonico massiccio, caratterizzato da prospetti ‘all’antica’ che emulavano i palazzi di Strada Nuova.

Così, la fascia bugnata che richiama Bramante si trova a fare da ‘base’ a due registri decorativi, corrispondenti ai due piani nobili. 

Un portale di marmo bianco, su cui si trova il cartiglio con l’iscrizione ‘Sic nos non nobis’ (Così noi, non per noi), conduce in un atrio dove si possono ammirare ancora le finiture dell’intonaco ‘a infrascatura’.

Lo scalone conduce poi ai piani superiori, illuminato dalla finestrata che si apre verso vico dei Fregoso.

Grandi decorazioni a fresco si trovano nel secondo piano nobile e sono una celebrazione della famiglia Centurione prima e dei Cambiaso poi.

Entrando si incontrano opere di Giovanni Battista Semino, artista del Novecento che qui si impegna nelle Quattro Stagioni; lasciate le prime due stanze, ci si trova immersi nelle illusioni di Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Bartolomeo Guidobono e Giovanni Carlone, nomi di spicco per la scuola pittorica genovese del Seicento e del Settecento.

Bartolomeo Guidobono qui fu anche l’autore dell’unico esempio di galleria passante della città. La volta a botte che copre lo spazio, con una sapiente illusione ottica, viene sfondata lasciando spazio al mito: Giunone, circondata da un tripudio di figure, incorona la Castità.