Genova, città culla del cantautorato italiano, omaggia Luigi Tenco con una targa in cia Cecchi 2 nero.
L'iniziativa è stata portata avanti dagli amici del cantautore morto suicida a Sanremo il 27 gennaio del 1967 ed è stata posizionata dove un tempo c'era il Bar Igea, punto di ritrovo per Luigi Tenco e gli amici Ruggero Coppola, Gino Paoli, Degipo, Giorgio Grossi, Scapin e molti altri.
“Genova è la patria di una importantissima scuola cantautorale italiana - dice l’assessore al Commercio e alle Tradizioni del Comune di Genova, Paola Bordilli - una scuola di cui siamo orgogliosi e di cui Tenco è stato una delle anime. Un’anima che ci ha regalato emozioni, note e e parole che ancora oggi ci portiamo dentro grazie alla potenza delle sue canzoni. La nostra città ha ricordato Tenco in diverse occasioni, abbiamo dei giardini a lui dedicati, ma questa ulteriore targa, dopo quella di Boccadasse, ci restituisce un Tenco diverso: un Tenco spensierato, allegro, intento a tramare scherzi con gli amici di sempre nel bar storico della zona della Foce. Un aspetto meno conosciuto, ma che vogliamo preservare con la stessa attenzione e rispetto con cui costudiamo la sua eredità. Con questa nuova targa vogliamo ricordare ai cittadini questo straordinario artista”.
“Siamo davvero contenti oggi – aggiunge il presidente del Municipio VIII Medio Levante, Anna Palmieri - perché, la Foce è famosa per aver dato i natali a molti cantautori e per aver dato spunti ai cantanti genovesi come Bindi, Faber, Gino Paoli e per questo li abbiamo celebrati con la piazza dei Cantautori. Scoprire una Targa per Luigi Tenco è una cosa bellissima, anche perché pare che in quel bar sia stato proprio prima di andare a Sanremo: fa parte della storia della sue canzoni e ne siamo molto felici”.
“Nella targa abbiamo scritto che questo posto, dal ’56 al ’67, è stato il “posto delle fragole” – racconta il giornalista Aldo Colonna - perché quando veniva qui e incontrava gli amici facevano degli scherzi inimmaginabili. Non era il Tenco paludato del palcoscenico, era sé stesso, una persona che, contrariamente a chi diceva fosse cupo, un serio, era un burlone, un mezzo matto. Ha fatto certi scherzi, qui, con Paoli e gli altri. Sono felice di essere qui oggi, ci abbiamo messo dieci anni per avere questa targa, tra intoppi burocratici e per ricordare tutti i nomi che all’epoca frequentavano il bar: sono veramente felice perché è stato dato a Cesare quel che è di Cesare. Questo è un posto mitico per chi ha vissuto quella stagione. Di Tenco qualcuno scrisse che non sarebbe durato un’estate, siamo ancora qui a parlarne”.