Attualità - 22 settembre 2024, 14:35

Genova maglia nera del risparmio energetico in casa: il 70% delle abitazioni è di classe F o G

Stando ai dati elaborati da SAIE, nel capoluogo solamente il 2% degli appartamenti è di classe A

Per capire l’importanza dell’efficientamento energetico delle abitazioni è sufficiente un dato: in Europa gli edifici determinano il 36% delle emissioni. Un dato che ha portato l’UE ad approvare la direttiva ‘case green’ che punta a ridurre il consumo energetico e le emissioni clima-alteranti di case e palazzi entro il 2035 e arrivare al 2050 alla completa decarbonizzazione edilizia. Un progetto comunitario che ha portato in Liguria risorse PNRR pari a 216 milioni di euro per la riqualificazione delle abitazioni e che spinge a una riflessione: qual è la situazione degli edifici in regione?

La risposta arriva dall’elaborazione di SAIE La Fiera delle Costruzioni dei dati SIAPE, il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica sviluppato da ENEA. I certificati APE richiesti dal 2015, anno di attivazione del sistema, a oggi sono più di 250 mila, di cui 40 mila solo nel 2023 (+12% rispetto al 2022).
Nello stesso anno si è notato come oltre la metà degli edifici liguri (per la precisione il 56%) ricade nelle classi energetiche peggiori: F e G. Quelli appartenenti alla classe A (sommando A4, A3, A2, e A1) sono, invece, il 7%.
Una situazione non certo ottimale, ma comunque in miglioramento rispetto al 2022 con gli APE in classe A che sono aumentati dell’1,5% mentre sono calati del 7% quelli delle classi F e G.
Le note dolenti per la provincia di Genova arrivano dalla graduatoria regionale. Il capoluogo, infatti, si colloca al primo posto con il maggior numero di APE di classe F e G: sono il 70%. Seguono La Spezia, Imperia e Savona. Pochissime le abitazioni di classe A in provincia: sono solo il 2%.

Una chiara conseguenza di edifici spesso antichi (o vecchi) che nel tempo non sono stati adeguati alle nuove norme e alle esigenze di un risparmio energetico ora ai vertici nelle agende internazionali, ma fino a qualche anno fa tutt’altro che prioritario. Resta da capire se i 216 milioni di euro riusciranno nel difficile compito di invertire la tendenza.