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Attualità | 20 settembre 2024, 08:15

Alla scoperta dei Rolli - La ‘mole e altezza non ordinaria’ di palazzo Emanuele Filiberto Di Negro

Una facciata decorata che si ammira da diversi punti, un atrio maestoso e un ninfeo interno a cui si aggiungono gli stucchi dello scalone, fanno di questo edificio, in via Ponte Reale, un unicum nel suo genere

Alla scoperta dei Rolli - La ‘mole e altezza non ordinaria’ di palazzo Emanuele Filiberto Di Negro

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!

Un edificio maestoso, di dimensioni ragguardevoli, stretto tra Sottoripa e la zona di Banchi.

Palazzo Emanuele Filiberto Di Negro è davvero un esempio più unico che raro.

Oggi sede di appartamenti e di attività commerciali, questo imponente palazzo, come già accaduto per altri, è frutto di un accorpamento di preesistenze medievali che, dove inutili, vennero demolite.

Qui avevano proprietà proprio i ‘De Nigro’, ossia i Di Negro; fu per volti di Emanuele Filiberto Di Negro che, nel Seicento, venne costruito il palazzo.

Riccamente decorato di stucchi, oggi questo edificio mostra la sua ‘faccia’ ottocentesca, epoca in cui il palazzo venne trasformato in albergo.

All’esterno, un alto basamento a bugnato si allinea alla quota dei portici della Ripa Maris. Varcando la soglia del portone, si incontra la consueta sequenza: atrio-ninfeo-cortile loggiato a cui fa seguito uno scalone.

Nell’Ottocento, il palazzo di proprietà di Pietro Gentile, divenne una tappa obbligata di viaggiatori e appassionati d’arte.

Gentile, infatti, aveva messo insieme una preziosa quadreria dove spiccavano opere di Guido Reni, Tiziano e Rubens.

Tanti qui passarono e scelsero questa maestosa architettura, divenuta ospite dell’Hotel Feder, come luogo adatto al soggiorno in città. Tra loro lo scrittore statunitense Herman Melville.

Scrivendo di questo palazzo, che dal 1614 si trova citato come Palazzo di Pietro Maria Gentile, il Ratti lo definiva “di mole e altezza non ordinaria e di struttura assai nobile tanto nell’esteriore facciate quanto nel suo interno”.

Isabella Rizzitano

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