Botteghe storiche e locali di tradizione - 16 settembre 2024, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - “La Celere” Tullio: la tradizione calzolaia che resiste nel salotto della ‘Genova bene’

La calzoleria di Galleria Mazzini è gestita dalla famiglia dell’attuale titolare Marco Burlando dal 1936. Un angolo di artigianato che resiste ai cambiamenti, tra l’odore della vernice e quello del cuoio. “Non è solo un lavoro, è la mia vita”

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia.Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi! 

Sotto le arcate di Galleria Mazzini sorge una bottega in cui il tempo sembra essersi fermato: la calzoleria “La Celere” Tullio, gestita oggi dal titolare Marco Burlando. Questo locale ha una storia che attraversa generazioni, iniziata nel 1918 e portata avanti con amore dalla sua famiglia. Il nonno Ambrogio ‘Tullio’ Bavastro, che prima lavorava come dipendente del fondatore, rilevò l’attività nel 1936: da allora, questo angolo di artigianato resiste ai cambiamenti della società moderna, con l’odore del cuoio, della pelle, della colla e della vernice che avvolge ogni cliente che varca la soglia.  

"Il nostro negozio non è cambiato molto in questi anni - spiega Burlando  - e anche gli attrezzi che utilizzo sono gli stessi che appartenevano a mia madre e a mio nonno. Le macchine, dal banco di fissaggio alle macchine per le suole, hanno visto passare generazioni di calzature”.    

La storia della calzoleria è profondamente intrecciata con quella della Galleria Mazzini, il salotto della 'Genova bene' dove si facevano acquisti di qualità, sapendo che sarebbero durati nel tempo: “Le scarpe venivano realizzate interamente in cuoio, ed erano fatte per durare. Oggi le cose sono cambiate: con l’avvento di materiali come gomma e plastica, è molto più difficile ripararle, anche se di buona fattura”.

L’arredamento e i macchinari all’interno de “La Celere” hanno visto scorrere decenni: "Alcuni scaffali hanno settant’anni e sono ancora perfetti, mentre il nuovo bancone, cambiato più recentemente, si è già rovinato." Con un sorriso nostalgico, Marco aggiunge: "Ho passato la mia infanzia qui, giocavo dietro al bancone mentre mia madre, Annamaria, lavorava. Anche se mio nonno è mancato giovane, non ho mai smesso di sentire il legame con la sua eredità”. 

Oggi "La Celere" Tullio conta quattro persone in tutto nell’organico: insieme a Marco c’è la moglie Laura, affiancati dalle dipendenti Debora Dellacasa e Alice Bruna. Marco si occupa delle lavorazioni più complesse, mentre le altre gestiscono il negozio e assistono i clienti. “Non è un lavoro semplice spiega ancora il titolare - ci vuole pratica per capire come reagiscono i materiali. Anche solo incollare può sembrare banale, ma ci sono piccoli segreti che impari solo con l’esperienza.”

Negli anni, la calzoleria ha adattato le sue competenze non solo alle scarpe ma anche a borse, giacche e accessori in pelle. "Ripariamo borse, giacche, e possiamo cucire anche nuove fodere o aggiungere tasche e tracolle. Abbiamo clienti che ci affidano i loro oggetti da anni, e anche molte persone con problemi ai piedi, che necessitano di accortezze particolari, come l'inserimento di tutori nelle loro scarpe".

Nel corso della sua lunga storia, la calzoleria ha anche avuto il privilegio di sponsorizzare squadre di calcio locali e di realizzare stivali per i vigili urbani. Tra la sua clientela, molti personaggi del mondo dello spettacolo e della politica scelgono ancora oggi di affidarsi alle mani esperte di Marco. Il futuro della calzoleria è però incerto: “I miei figli hanno scelto altre strade, uno è autista e l’altro geometra, ma forse un giorno un nipote deciderà di portare avanti l’attività". Oggi, la bottega continua a essere un rifugio per chi cerca l’autenticità: “Il segreto per far durare un’attività come questa è viverci dentro. Vengo qui al mattino, mangio qui a pranzo perché abito lontano dal centro e non faccio in tempo a fare avanti e indietro. Ma in fondo non è solo un lavoro, è la mia vita".