Dopo la riunione di fuoco di ieri sul tema della sicurezza a Sampierdarena è già partito il presidio fisso della polizia locale di Genova, promesso dall'assessore comunale Sergio Gambino e attivato in una delle zone nevralgiche del quartiere, dove residenti ma anche commercianti e istituzioni hanno convenuto sulla necessità di maggiori controlli e più presenza di divise sul territorio, per disincentivare fenomeni di microcriminalità che incidono sulla vivibilità della zona.
Un primo passo dopo il tavolo sulla sicurezza che davanti a oltre centosessanta persone ha messo in luce i timori e le problematiche legate al ripetersi di episodi di furto, spaccio e risse per la gestione del territorio, spesso sotto l'effetto dell'alcol, in particolare in zone come piazza Vittorio Veneto ma anche via Rolando e via Canzio.
"Il presidio fisso è stato attivato da ieri sera, avevamo cominciato con una presenza su piazza Vittorio Veneto e oggi è il primo giorno di attività concreta nell'orario dalle 15 alle 22, il momento più critico. Vediamo se riusciremo a restituire un po' di quiete al territorio", spiega a La Voce di Genova l'assessore Gambino.
Una situazione quella legata a Sampierdarena che da quanto emerso dalla riunione vede acuirsi le problematiche legate alla presenza di minori stranieri non accompagnati sul territorio.
La riunione di mercoledì ha visto anche accendersi gli animi, accompagnata da polemiche nei giorni precedenti e accuse che avevano fatto parlare di sfilate elettorali per la presenza del mondo politico chiamato a risolvere un tema di natura legata all'ordine pubblico.
"Ero consapevole di una serie di problemi e frustrazioni del mondo del commercio per quanto riguarda la sicurezza, gli episodi di delinquenza e la gestione di alcune zone del quartiere - prosegue l'assessore - Quello che ci hanno chiesto è una maggiore attenzione".
Secondo Gambino la situazione di Sampierdarena non è distante da quella di Caricamento, con le recrudescenze registrate nelle ultime settimane che hanno portato ad un aumento del presidio sulla zona del centro storico.
"Si può fare un paragone - ricorda - perché si tratta di fenomeni analoghi, dovuti a situazioni di degrado e di insicurezza, dove la presenza di minori stranieri non accompagnati si unisce a problematiche di gestione per episodi di natura predatoria. E poi c'è la concentrazione in quella zona di tutta una serie di attività commerciali etniche e di minimarket che richiamano frequentatori, spesso in contrasto tra loro per la gestione del territorio. È ovvio che la soluzione del problema non può essere solo di sicurezza, ma sicuramente con la presenza fissa della polizia locale dovremmo dare un po' di respiro e un miglioramento diciamo della qualità di vita".
Il ragionamento però è più ampio e il quartiere chiede di trovare soluzioni che siano definitive o almeno ci si avvicinino. "Si deve tenere insieme il punto di vista commerciale - ripete Gambino - per cercare di aumentare la presenza di attività diverse da quelle etniche, il punto di vista sociale e la presenza di attività del terzo settore per cercare di andare a interagire e a interfacciarsi con questi soggetti per cercare di correggere questi comportamenti. La stragrande maggioranza dei minori stranieri non accompagnati che in questo momento gestisce il comune di Genova sono ragazzi con delle fragilità e che hanno la volontà di fare un percorso di integrazione e ed educativo, dal punto di vista scolastico. All'interno dobbiamo dirci che c'è un 10% che non ha nessuna volontà di invece fare questo percorso e finiscono coinvolti in attività come lo spaccio o il furto. Se non partiamo da questo presupposto non abbiamo veramente un'analisi oggettiva e quindi la possibilità di poter affrontare il problema".
Un problema che si trasmette anche alle comunità di accoglienza: "Quello che si fa in questo momento - conclude Gambino - quando ci sono dei fermi è di prendere dei soggetti che hanno un atteggiamento criminoso e rimetterli all'interno di comunità dove ci sono dei ragazzi con delle fragilità che però hanno la volontà di integrarsi. Noi dobbiamo rompere questo circo vizioso e questo lo si può fare trovando degli strumenti che ci permettano di fare dei percorsi rieducativi per i soggetti che hanno condotte criminose. Oggi questo manca".