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Cronaca | 10 settembre 2024, 08:00

Cronache nere diventate storie - Il 20 novembre un altro pronunciamento sul delitto di Nada Cella

Tocca esprimersi alla Corte d'Appello di Genova. Potrebbe essere davvero l'ultimo passaggio a permettere l'apertura di un processo e la valutazione di tutti gli elementi emersi negli ultimi anni

Cronache nere diventate storie - Il 20 novembre un altro pronunciamento sul delitto di Nada Cella

Prosegue questo martedì, e ci terrà compagnia per tutti i martedì successivi, ‘Cronache nere diventate storia’, un ciclo di articoli dedicati a misteri, casi irrisolti, casi riaperti dopo anni, episodi e vicende che hanno interessato la nostra regione e che sono diventati, nel tempo, memoria collettiva, passando dalle pagine dei giornali alle trasmissioni televisive, sino ai libri e ai podcast. Ad aprire le finestre sul passato è Valentina Carosini, la nostra giornalista da anni impegnata tra cronaca nera e palazzo di giustizia per agenzie e testate nazionali. 

Sarà la Corte d'Appello di Genova, il prossimo 20 di novembre, a decidere se si dovrà celebrare o meno un processo nei confronti di Annalucia Cecere, ex insegnante al centro dell'ultima ipotesi investigativa legata al cold case di Nada Cella, la segretaria uccisa in via Marsala a Chiavari nel 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco, per il quale lavorava. Un delitto irrisolto sul quale 3 anni fa - sulla scorta di una pista mai considerata prima - si erano riaperte le indagini.

L'ipotesi l'aveva avanzata una criminologa, Antonella Delfino Pesce, dopo un lungo studio delle carte del caso e aveva portato ad una pronuncia di primo grado, sentenza di non luogo a procedere che ha prosciolto nel marzo scorso i principali protagonisti di una storia che dura da 28 anni: Cecere, ex insegnante cuneese, Marco Soracco, commercialista di Chiavari nel cui studio la ragazza venne trovata agonizzante la mattina del 6 maggio '96, e l'anziana madre dell'uomo Marisa Bacchioni. Per Cecere l'accusa era di omicidio aggravato, per Soracco e la madre invece di favoreggiamento.

Potrebbe essere davvero l'ultimo passaggio a permettere, se venissero accolti i motivi del ricorso della procura contro il non luogo a procedere, l'apertura di un processo e la valutazione di tutti gli elementi emersi negli ultimi anni.

Lo 'stop' in primo grado era stato motivato dall'insufficienza di elementi di prova a carico dell'ex insegnante, che secondo l'accusa avrebbe commesso il delitto per gelosia forse invaghitasi del commercialista e che all'epoca non sarebbe mai stata realmente indagata ma solo 'attenzionata' per pochi giorni per poi uscire dalle indagini rapidamente. 

Un omicidio d'impeto, forse con un sottofondo di gelosia nella nuova pista di indagine, un movente da chiarire, un profilo da esaminare, a quasi 30 anni di distanza per dare un volto all'autore di un delitto rimasto senza colpevole.

"Stiamo lavorando per produrre una memoria, a supporto dei motivi su cui è basato l'appello - spiega l'avvocato Sabrina Franzone, legale di Silvana Smaniotto mamma di Nada Cella - la procura ha fatto un lavoro davvero notevole di ricostruzione capillare, un'indagine portata avanti anche con metodi tradizionali ma senza trascurare nulla, raccogliendo un importantissimo insieme di elementi di prova: certo, c'è la difficoltà del tempo e non il conforto di una traccia di dna completa e ben conservata, come in altri casi per motivi fortuiti è accaduto. Ma ho visto un impegno e una serietà notevoli. La sentenza del gup ha stoppato la possibilità di un processo ma secondo la procura, e anche secondo noi, ci sono molti punti dubbi ed errori tutti evidenziati nell'appello. Vedremo cosa deciderà il giudice".

Tocca quindi alla Corte d'Appello decidere se le ragioni di impugnazione siano fondate o meno, se bastino le motivazioni addotte per cui secondo il giudice di primo grado non si dovesse andare a processo, valutando anche alcuni tra gli elementi 'chiave' emersi in questi tre anni, tra cui un frammento di dna trovato su un luogo del delitto che, contaminato e pur intaccato per motivi di soccorso e di emergenza - Nada Cella venne trovata agonizzante e il 118, medici, infermieri, personale delle pubbliche assistenze, fece di tutto per salvarla, la ragazza morì però all'arrivo in ospedale - venne anche ripulito, lavato prima di diventare una scena del crimine vera e propria, non trattato quindi con la perizia che si riserverebbe oggi a situazioni simili.

Non solo. Da chiarire anche il ritrovamento del bottone, un giallo nel giallo, rinvenuto sotto il corpo della ragazza e che sarebbe stato uguale ad alcuni altri rinvenuti in casa di Cecere. Poi la sparizione di un floppy disk, le preoccupazioni di Nada nei giorni precedenti il delitto, forse impaurita per motivi oscuri, ma anche una serie di telefonate intercettate al tempo nelle quali una voce femminile mai identificata parla con la madre del commercialista e avanza sospetti su una donna.

Tutti elementi emersi dalla riapertura nel 2021 di un caso diventato tra i più noti in Italia: possono giustificare e rendere necessaria la celebrazione del processo a carico dell'ex insegnante? Lo stabiliranno i giudici d'appello in camera di consiglio il 20 novembre, decidendo se questa sarà la prima nuova pagina o l'ultima di un giallo che dura da 30 anni.

Valentina Carosini

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