Non si placa la discussione legata al verde pubblico cittadino e, in particolare, al taglio degli alberi che nelle ultime settimane ha riguardato diverse aree della città, in modo particolare la zona dei giardini di Brignole.
Nonostante i numerosi botta e risposta che hanno coinvolto le diverse parti in causa con argomentazioni pro o contro il taglio, quello che sembra emergere sempre più con forza è un’assenza di visione sulla manutenzione del verde cittadino.
A lanciare l’allarme, evidenziando le criticità di una gestione che appare poco lungimirante è Giorgio Scarfì di Italia Nostra che più volte ha ribadito la necessità di strategie condivise per ridare a Genova i suoi alberi.
Partendo dall’analisi delle condizioni del verde pubblico, Scarfì sottolinea l’assenza di cura per le essenze giovani ripiantumate: “Gli alberi vecchi e malati possono anche cadere - scrive - ma quelli nuovi che vengono reimpiantati, le volte che viene fatto, devono essere curati e seguiti altrimenti non serve a nulla”.
Il riferimento arriva con le immagini degli alberi nella zona tra ponte Caffaro e piazza Villa, a Castelletto, dove con le ultime forti piogge della notte scorsa, un albero vecchio si è piegato su se stesso mentre, accanto, un giovane alberello piantato al posto di uno tagliato cerca di crescere ma non è curato: “Un altro reimpianto al posto di un altro albero caduto un paio di anni fa che è stato lasciato purtroppo libero di crescere malissimo essendo già inclinatissimo - specifica ancora Scarfì - anche questo che speranza di vera e lunga vita potrà avere?”.
Poi l’affondo: “La cura e il mantenimento dei vecchi esemplari e dei giovani virgulti sono attività ‘basilari’ che putroppo oggi non sono evidentemente eseguite in modo adeguato. Serve un deciso cambio di passo”.
Un punto di vista condiviso anche da Circolo Nuova Ecologia che questa mattina, durante la consulta del verde cittadino al Matitone, ha dato vita a un presidio per chiedere che vengano rispettate le leggi e il regolamento comunale del verde.
Partendo da un censimento di tutti gli alberi presenti in area urbana, comprese le aree private, gli esponenti del Circolo Nuova Ecologia hanno chiesto un secondo censimento che riguardi gli alberi da abbattere, al momento stimato in duecento unità, e che siano pubblicati i documenti che ne attestino la necessità di abbattimento in modo da consentire la verifica e la raccolta di proposte e che si proceda con sanzioni alle violazioni in tema di verde.
L’interrogativo è dunque uno: “La consulta del verde serve a qualcosa o solo a fare finta che ci sia?”.
Il riferimento, oltre ai fatti del recente passato, è anche alle parole dell’assessore alle Manutenzioni: nonostante la garanzia di un piano del verde pronto a maggio, oggi lo stesso non è ancora completato; per questo “chiediamo che venga trattato nelle sedi appropriate ovvero nelle commissioni consiliari, con il necessario contributo delle opposizioni e dei loro esperti, e non nello studio dell’assessore al ventiquattresimo piano del Matitone”.
Non è dunque sufficiente la ripresa delle attività della consulta, così come non sembrano sufficienti le parole dell’assessore che, non più tardi di qualche ora fa, hanno smentito l’entrata in azione delle motoseghe nei presunti tagli agli aranci sulle alture di Pegli: “La consulta - continuano - non sta di fatto adempiendo a quelle che dovrebbero essere le sue effettive finalità (art 1 del relativo regolamento), ma soprattutto non è il luogo di confronto reale, non promuove alcuna iniziativa di diffusione della cultura del verde e della valorizzazione dell’ambiente urbano e naturale, non promuove, anzi di fatto ostacola, il dialogo e il confronto con i cittadini e non promuove la reale partecipazione dei cittadini al governo dell’ambiente. La Consulta del verde, così com’è gestita oggi, rappresenta non solo un’ennesima occasione persa per far crescere la qualità, la cura e la cultura del verde in una città complessa e povera di verde urbano fruibile come Genova, ma anche un tentativo maldestro di strumentalizzazione allo scopo di non voler cambiare in realtà nulla”.
“Riaffermiamo che per noi il Piano del Verde è necessario e lo vogliamo davvero: facciamolo bene rispettando regole giuridiche e tecniche. Quale tecnico del verde sarà in grado di spiegare in tribunale come un Piano del Verde si possa realizzare senza anagrafe del verde pubblico e privato, senza il budget necessario, senza gli strumenti e le metodologie appropriati che vengono invece utilizzate in tutta Italia e in Europa? Seguiamo le regole e le buone pratiche col massimo di trasparenza e allora ce la faremo”.