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Attualità | 04 settembre 2024, 08:15

Gli artigiani della birra - Quando la birra nasce direttamente al pub: la storia del birrificio Lug

Nel ponente genovese, Black Out non è un semplice locale, ma anche un birrificio artigianale. Qui i clienti possono gustare le birre prodotte 'oltre la vetrata' direttamente da Elisa, Stefano, Alberto e Rita

Gli artigiani della birra - Quando la birra nasce direttamente al pub: la storia del birrificio Lug

Continua questo mercoledì, e andrà avanti per tutti i mercoledì successivi, “Gli artigiani della birra”, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato ai birrifici indipendenti della nostra città e della nostra provincia. Ogni settimana racconteremo personaggi, passione, talento, impegno, sempre all’insegna del bere bene e, soprattutto, del bere sano e consapevole. Prosit!

Nella zona industriale di Arenzano, e precisamente in Via Pian Masino, 16, si trova l’unico brewpub del ponente genovese. Black Out è il nome del locale, Lug quello delle birre artigianali prodotte, letteralmente, a chilometro zero, proprio dall’altra parte del vetro. Non ingenti quantitativi, ma il tanto che basta a soddisfare la domanda interna e a imbottigliare un po’ di etichette per la vendita esterna.

Se l’attività di pub è stata aperta nel 2003, la produzione di birra artigianale è stata introdotta solo di recente. A raccontare la storia di questa avventura è Elisa, una delle socie del birrificio: “Abbiamo sempre avuto il desiderio di aprire un birrificio e di produrre artigianalmente le nostre birre, ma ci è sempre mancato lo spazio. Nel 2019 si è liberato il locale accanto al nostro e abbiamo colto l’occasione. In fondo, abbiamo sempre proposto una sessantina di etichette di birre artigianali ai nostri clienti, provenienti un po’ da tutto il mondo, ed è stato naturale decidere di proporre qualcosa di unico, che le persone possono trovare solamente da noi”.

Elisa, insieme a Stefano, Alberto e Rita, ha così deciso di intraprendere la nuova avventura, seguendo un corso per imparare a fare la birra a regola d’arte. L’apertura del birrificio è avvenuta ufficialmente nel 2020, proprio in piena pandemia da Covid-19: “Lo spazio dedicato alla produzione è a vista dalla sala ristorante: entrando nel locale c'è una vetrata che separa gli ambienti e quindi è possibile assistere alla produzione, in ogni fase del procedimento. Molto spesso facciamo fare il giro del birrificio ai clienti, che spesso sono incuriositi da questo aspetto. Ogni tanto testiamo nuove ricette, abbiamo iniziato con tre, adesso siamo arrivati a otto: ci dobbiamo fermare perché l’impianto è piccolo, da duecentocinquanta litri, e dobbiamo fare un po’ di turnover per rispettare i tempi di fermentazione di ogni tipologia”.

Avere un laboratorio con locale annesso permette di avere una fidelizzazione importante del cliente: “Tanti arrivano qui incuriositi dal nostro lavoro, e dopo aver assaggiato tornano volentieri. Ci sono però ancora persone che sono un po’ diffidenti verso le birre artigianali, perché temono che siano troppo pesanti e possano dare fastidio allo stomaco. In questi casi mi permetto di far assaggiare quello che produciamo e tolgo così ogni dubbio, perché ci sono molte differenze tra una tipologia e l’altra: un prodotto naturale ha tempistiche precise e deve essere spillato correttamente, rispettando ogni step raccomandato. Così le persone più scettiche si ricredono, e magari visitando il birrificio comprendono quello che c’è dietro e provano a conoscerci meglio. Ci sono anche tanti collezionisti di tappi ed etichette che ci hanno contattato subito dopo l’apertura per aggiungere anche i nostri: per ogni birra prodotta l’etichetta è la stessa, ma di diversi colori, e questo ha letteralmente fatto impazzire i più appassionati”.

Per assaggiare le birre Lug è possibile recarsi direttamente nel laboratorio e pub di Arenzano, ma anche visitare lo store online, aperto proprio durante il lockdown: “Siamo rimasti bloccati con il lavoro a causa del Covid: l’impianto era pronto ma doveva essere sottoposto ai test del caso da parte delle Dogane, ma essendo chiuso abbiamo dovuto aspettare la ripartenza. Eravamo pronti a febbraio del 2020, ma abbiamo dovuto aspettare per poter partire con le ricette di prova fino al mese di luglio”. Alcuni locali di Genova e dintorni hanno poi deciso di inserire nel menù i prodotti a marchio Lug.

Per il futuro, Elisa spera di poter continuare a consolidare i risultati raggiunti fino a oggi e di poter ampliare ancora il progetto: “Sicuramente abbiamo l’idea di ingrandirci, il prodotto sta andando bene e la risposta è positiva. Siamo un po’ stretti con la produzione, non riusciamo ad avere un po’ di scorte perché quello che produciamo è tutto venduto. Ci piacerebbe quindi ampliare la sala cottura e aumentare il numero dei fermentatori, e magari avere anche dei piccoli locali a marchio nostro. Tutto è partito un po’ come una scommessa, ma le cose sono andate bene e siamo contenti di quanto fatto finora”.

Il logo

Un capitolo a parte va dedicato al marchio e al nome scelto: Lùg è infatti una divinità celtica considerata il dio della luce, con una particolare influenza sulla luce solare e, di conseguenza, sull’agricoltura. Ancora oggi la festa gaelica Lughnasadh lo celebra, in occasione del primo raccolto. Il culto di Lùg è stato assorbito anche dall’antico popolo dei Liguri, i cui domini si estendevano dall’Italia nord-occidentale alla Francia meridionale fino alla penisola iberica; essendo una delle maggiori divinità adorate, non si esclude che il termine Liguria derivi proprio da questa divinità. L’etichetta della birra Lug riporta la figura senza barba e dai capelli biondi, con una lancia in mano: il mito si sposa alla tradizione su ogni bottiglia, su ogni fusto prodotto.

Chiara Orsetti

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