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Sport | 03 settembre 2024, 22:20

Genoa, “operazione verità” per Zangrillo: “I proclami ormai sono storia, serve un controllo sui conti maniacale”

Il presidente intervenuto tra passato e prospettive: “Sul mercato ricevuto un blocco categorico e un imperativo a cedere. Vigiliamo sulle vicende giudiziarie ma atteniamoci ai fatti”

Genoa, “operazione verità” per Zangrillo: “I proclami ormai sono storia, serve un controllo sui conti maniacale”

Foto di Gabriele Siri

L'ultima volta che aveva fatto sentire la propria voce era la festa della presentazione della squadra nel ritiro di Moena. Da allora, Alberto Zangrillo non si era più concesso ai microfoni dei giornalisti o in uscite pubbliche come invece ha fatto stasera parlando a Telenord nel corso della trasmissione “We are Genoa”, in un'attesa intervista dove si è fatto un excursus sul momento del mondo rossoblù.

Una sorta di “operazione verità” richiesta dai tifosi al presidente-garante in un'estate dove le prospettive in casa Genoa sono parse mutate cammin facendo, naturale conseguenza di vicende societarie ormai ben note e legate alla querelle giudiziaria in cui sono coinvolte la holding 777 Partners e il suo finanziatore A-Cap di fronte a Leadenhall Capital.

Proprio da qui è partito Zangrillo: Oggi si è celebrato un CDA alla cui fine ho chiesto al rappresentante di 777 Steven Pasko quale fosse la situazione e se il Genoa fosse ancora di loro proprietà. La risposta è stata assolutamente perentoria e affermativa - ha detto - Bisogna però richiamare una serietà e un pragmatismo di fronte dovuto a coloro che sono stati chiamati davanti a una corte federale d'oltreoceano. Dobbiamo vigilare, stare attentissimi ma attenerci allo stesso tempo ai fatti. Con una rassicurazione: Nessun elemento ci porta a dover essere preoccupati, il Genoa è blindato, è una scatola chiusa, le risorse che vengono dal Genoa rimangono nel Genoa”.

La prima prospettiva resta comunque, in questo senso, l'autosostenibilità:C'è un ulteriore passaggio oltre alla ristrutturazione del debito, ossia l'abbattimento di quest'ultimo, positivo ma che aumenta le nostre responsabilità. Cosa ci aspetta? Quello che ha detto Blazquez parlando di progressiva evoluzione verso la sostenibilità economica che significa sacrifici, un percorso travagliato e difficile, soprattutto in un contesto in crisi come il calcio italiano. Tutti dobbiamo essere protesi a perseguire questo obbiettivo, che è un atto di responsabilità che sento gravare molto anche sulle mie spalle. Metto la faccia anche su questo, dobbiamo arrivare a un punto in cui non dobbiamo avere paura del futuro il quale però non è quello disegnato tre anni fa: i proclami sono storia, dobbiamo avere il coraggio di ridisegnare le nostre aspettative, tenendo conto di non poter fare voli pindarici e pensare oltre la salvezza. Se poi arriverà altro, se saremo il Bologna della stagione '24/'25 per esempio, tanto di guadagnato”.

“Nessuno ha mai pensato, dal punto di vista economico, di poter fare il passo più lungo della gamba - ha rimarcato il massimo dirigente rossoblù -. L'obbiettivo finale è il Genoa, il suo bene, dev'essere chiaro a tutti. Se questo passa attraverso una tacitazione delle controversie ben venga, perché si è dimostrato che questa governance è vincente, internazionale, passa attraverso indicatori molto severi che vengono valutati, portano a correzioni e travalica i confini della società nella realtà locale. Evidentemente per essere vincenti ed efficaci bisogna che una serie di condizioni si concretizzino: la tranquillità economica, che tutti si vada nella stessa direzione e anche avere alle spalle la nostra gente, che questa continui a credere in noi. Se io percepissi di non essere creduto mi farei delle domande sul chi me lo faccia fare: non ho deleghe operative, le scelte le subisco però nel gioco delle parti questo ruolo mi deve dare grande autorevolezza”.

E quale usuale cartina tornasole dello stato di salute delle casse di un club, inevitabile era affrontare l'argomento calciomercato, in particolare sul cambio di rotta vistosi nelle operazioni rispetto alle affermazioni del CEO Blazquez tra cessione di Gudmundsson e altre. Abbiamo fatto dell'attivo però dobbiamo renderci conto di esserci liberati di figure che gravavano sul costo aziendale - ha detto Zangrillo - All'epoca la prospettiva di mantenere Albert e Retegui era ancora reale, l'evoluzione successiva è figlia di questa necessità di un controllo rigoroso e maniacale che poco si sposa con le aspettative razionali di chi fa il mercato e sarebbe andato a prendere chi le finanze in quel momento ci avrebbero consentito di andare a prendere. Dall'America - ha aggiunto - poi abbiamo avuto un blocco categorico e un imperativo a vendere".

"Albert è un ragazzo splendido, pulito, genuino ma vittima delle dinamiche del mondo dei procuratori, persone che hanno a cuore solo i loro interessi. Mateo era in una situazione ancor più difficile, il ragazzo aveva aspettative molto elevate coincise con la convocazione in Nazionale che qualcuno vedeva limitate dal tipo di impiego, senza coppe ha voluto però ribadire.

Una serie di dinamiche quindi mutate, ma che seguono una chiara linea di comando. Il nostro CEO Blazquez ha pieno potere decisionale, poi c'è il diesse Ottolini, mentre Spors e Dransfield non sono spariti, a loro fa riferimento la proprietà, alla fine in talune operazioni, se non tutte, che vedevano un'entrata come nei casi di Perisic e De Gea alla fine l'ultima parola (in quei casi di diniego motivato) era la sua. La filiera di decisione passa da un confronto con l'allenatore e un parere da oltreoceano ha rivelato.

Dal presidente non sono poi mancate parole sul campo e, in particolare, al miele per il tecnico Alberto Gilardino sottolineando il rapporto con il tecnico biellese, del quale ha rimarcato il grande lavoro svolto nel creare un gruppo molto coeso e come si sia migliorato in questi mesi quale comunicatore. Non solo del tecnico però si è parlato in questo senso. Oltre ai partenti, il presidente si è concentrato su chi è rimasto come Vitinha, dal quale ha affermato di aspettarsi parecchio, e su chi è arrivato: Pinamonti ha dimostrato di essersi ristrutturato dal punto di vista mentale, è una persona seria, in lui credo molto. Gollini credo sia un ragazzo mentalmente strutturato in modo positivo, merita di essere sostenuto”.

Non poteva mancare un riferimento al futuro del “Luigi Ferraris”, proprio al centro del cda odierno:Lo scopo della riunione era proprio vagliare le strade utili per arrivare a una proprietà. E' molto difficile. Lo stadio del Genoa bisogna costruirlo, però abbiamo l'attuale stadio e, realisticamente, ci gioca anche l'altra squadra ligure e dobbiamo tenerne conto. Stiamo producendo il massimo sforzo per avvicinarci al municipio ma dobbiamo renderci conto che non è facile”.

Mattia Pastorino


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