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Cronaca | 03 settembre 2024, 08:15

Cronache nere diventate storie - Il delitto di Alina Nutica, un caso irrisolto all'ombra del racket nel savonese

Un crimine che, a sedici anni di distanza, resta insoluto anche se le indagini avevano preso una direzione precisa

Cronache nere diventate storie - Il delitto di Alina Nutica, un caso irrisolto all'ombra del racket nel savonese

Prosegue questo martedì, e ci terrà compagnia per tutti i martedì successivi, ‘Cronache nere diventate storia’, un ciclo di articoli dedicati a misteri, casi irrisolti, casi riaperti dopo anni, episodi e vicende che hanno interessato la nostra regione e che sono diventati, nel tempo, memoria collettiva, passando dalle pagine dei giornali alle trasmissioni televisive, sino ai libri e ai podcast. Ad aprire le finestre sul passato è Valentina Carosini, la nostra giornalista da anni impegnata tra cronaca nera e palazzo di giustizia per agenzie e testate nazionali. 

Il sogno era iniziato in Albania ma all'arrivo in Italia si era trasformato in fretta in un incubo, fatto di marciapiedi, racket e sfruttamento, fino ad un sipario che cala improvviso  sull'esistenza di una ragazza di diciotto anni. Succede in Liguria, nel savonese, in una scarpata che corre a lato di una strada collinare tra Albenga e Alassio. È qui che il 16 ottobre del 2008 viene segnalato un cadavere, ritrovato da un motociclista; è il corpo senza vita di una ragazza appena maggiorenne, massacrato fino ad essere sfigurato e poi abbandonato in mezzo alla vegetazione, in un luogo appartato. 

Il corpo appartiene ad Alina Nutica, arrivata in Italia un paio di anni prima e che in Liguria, nel savonese, trova la morte in seguito ad un'aggressione feroce. 
La diciottenne è nata in Romania, dove ha lasciato la famiglia per venire in Italia: fa la prostituta nella riviera savonese di ponente. Ha una figlia, rimasta con i parenti al paese natale, un compagno di origini albanesi con cui convive e che non vedendola ritornare a casa, lancia l'allarme alle forze dell'ordine.

Ma i carabinieri quasi nelle stesse ore ritrovano un corpo straziato e senza nome, dall'uomo poi riconosciuto. Non è chiaro chi l'ha uccisa e perché, non lo era allora e non lo è neanche oggi: quello di Alina resta un cold case, irrisolto.

Le indagini sono affidate da subito ai carabinieri che scavano nella vita della ragazza, molto conosciuta nell'ambiente: da subito l'arma, che non si trova, si ipotizza possa essere stata una piccozza o un oggetto appuntito e contundente. Poi c'è lei, Alina, bella e ricercata, con alcuni clienti fissi, che forse attirava su di sé anche qualche gelosia e invidia proprio per la sua avvenenza.

Da qui partono gli inquirenti, ascoltando testimoni e conoscenti, amiche e ragazze che frequentano la stessa zona, nell'ambiente della prostituzione. Di fronte un muro, non emerge quasi nulla, e gli accertamenti si estendono alle ipotesi di rivalità o vendette, approfondendo la rete dei conoscenti, dei clienti e dei partner, in primis il compagno che però viene attenzionato ma senza riscontri di indagine.

Emergono due piste diverse: per un po' viene approfondita la conoscenza con un uomo, un cliente, residente nel levante savonese, anche lui poi scagionato in mancanza di elementi. Sotto la lente degli investigatori poi finisce anche un altro cliente, di origini egiziane, che interrogato dagli inquirenti nega la conoscenza ma si contraddice diverse volte, attirando su di sé i sospetti e finendo anche fermato.

"Era stato arrestato ma risultò del tutto estraneo - racconta il suo legale di allora, l'avvocato Andrea Alpicrovi - era stato recalcitrante a confessare di conoscere la ragazza, con ogni probabilità perché era una prostituta e lui aveva una moglie e una famiglia. Ma il dettaglio che emerse dai tabulati telefonici fu che lui aveva chiamato sul cellulare la donna, dopo la sua morte, alcuni giorni dopo l'omicidio, forse per fissare un appuntamento, dettaglio che lo scagionò e la sua posizione venne archiviata".

Dunque, chi ha ucciso Alina? Un delitto che, a sedici anni di distanza, resta insoluto anche se le indagini avevano preso una direzione precisa, che portava a quel microcosmo fatto di racket e sfruttamento della prostituzione che potrebbe aver deciso di punire una ipotetica ribellione della ragazza. Un delitto dal quale era scaturista un'indagine più ampia che nel 2013 aveva portato a una maxi operazione anti droga che aveva condotto a sei condanne, a vario titolo, per spaccio, detenzione illegale di armi e sfruttamento della prostituzione. Ma ancora una volta senza riuscire a individuare un colpevole del delitto di una ragazza di 18 anni che nel savonese ha trovato la morte.

Valentina Carosini

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