Circa settecento procedure di sfratto l'anno a Genova, dati in continua crescita da dopo il covid che li aveva temporaneamente congelati, salvo poi ripartire spediti appena chiusa la fase di emergenza pandemica.
E nell'ultimo anno sono già stati una ventina gli interventi del Sunia, il sindacato unitario degli inquilini, su base genovese, quando le procedure esecutive diventano emergenze, per soggetti colpiti, fasce deboli, persone anziane o prive della disponibilità o della possibilità di trovare un'alternativa.
Casi simili a quello di ieri, in via Crocco, solo l'ultimo di una lunga serie.
"Ci abbiamo messo una pezza - spiega il segretario del Sunia, Bruno Manganaro - come è capitato il molte altre situazioni alzando la voce e battendo i pugni sul tavolo: non è tanto il fatto di bloccare genericamente uno sfratto, quanto la rilevanza del problema che si innesca se perdi il lavoro e questa situazione diventa morosa, incrociando la speculazione nel settore abitativo. Casi in cui lo sfratto produrrebbe l'esser buttati in mezzo a una strada rischiando anche per lo stato di salute precario: noi non lo accettiamo. Non è possibile non sia tutelato il diritto alla salute e al non diventare un senzatetto".
Manganaro, lunga storia alle spalle di battaglie sindacali, lo spiega con la stessa forza e vigore di quando era segretario della Fiom. "Di fronte a casi di questo tipo - sottolinea - saremo sempre davanti all'appartamento o all'abitazione da sfrattare con la forza pubblica. E non chiedendo genericamente di abitarci senza pagare ma di tutelare un diritto. C'è un meccanismo da attivare e non lo attivano? Torneremo in piazza".
Il meccanismo è simile a quello messo in campo per salvare da uno sfratto esecutivo la signora Armanda, 90 anni e invalida al 100%: per lei e per sua figlia, che la segue e la cura vivendo nella stessa abitazione ma che da due anni è senza lavoro e non può contribuire alle spese, si sono mobilitati Sunia, sollevando il caso, Spi Cgil e poi il Comune, interpellato che si è fatto parte in causa per trovare una mediazione, con l'impegno diretto del vicesindaco Pietro Piciocchi.
La soluzione è stata una proroga fino al 21 novembre grazie a un accordo con Comune, sindacato e proprietà, dove Tursi si impegna a versare cinquemila euro dal fondo morosità incolpevole, in cambio i proprietari si impegnano a sospendere l'iter giudiziario rinviando il provvedimento. In questo lasso di tempo da qui a novembre si dovrà poi trovare un'alternativa.
Quello di Armanda è un caso limite ma non è l'unico. "Siamo intervenuti una ventina di volte nell'ultimo anno - prosegue Manganaro - dal caso di Pra' in cui lo sfratto aveva colpito una persona malata oncologica, alla situazione di una famiglia a Mele in cui il marito aveva perso il lavoro provocando ritardo nei pagamenti. L'inquilino, trovato un altro impiego, chiedeva il tempo di rientrare degli ammanchi ma ormai sono procedure in cui quasi non si discute più, arriva il provvedimento diretto. Un mese fa un'altro intervento in centro storico per una donna, per la quale la cooperativa Il Cesto si è resa disponibile a trovare una sistemazione".
Casi frequenti e situazioni che si innescano con facilità, quando non si ha una rete di salvataggio in caso di problemi, che possono essere i più vari.
"Alcuni vergognandosi all'idea di sollevare il problema finiscono a vivere in auto - prosegue il segretario del Sunia - gli affitti che ieri erano abbordabili con inflazione e aumento dei costi dell'energia, insieme alla precarietà diffusa, sono diventati insostenibili. E in questo quadro ci sono speculazioni immobiliari da parte dei privati e poi i numeri, che su Genova vedono più di ventimila case sfitte private e duemila sfitte del patrimonio pubblico che potrebbero risolvere ma per le quali i comuni non ricevono ad esempio risorse dal governo per ristrutturare e rendere disponibili".
"Globalmente - conclude Manganaro - gli ultimi dati aggiornati al 2022 del ministero dell'Interno contavano settecento pratiche di sfratti esecutivi a Genova ogni anno, poi magari tanti non si concretizzano per motivi anche di lentezza burocratica. Ma 150-200 sfratti che diventano realtà ci sono, una parte resta sommersa e silenziosa e una parte diventa di pubblico dominio. Siamo in aumento costante rispetto agli anni precedenti e non serve costruire di più ma rendere agibili le case che ci sono già, e restano vuote".