Da quasi dieci anni, la Comunità di Sant’Egidio garantisce pasti caldi alle persone in difficoltà, grazie all’impegno di centinaia di volontari che dedicano tempo e risorse alla causa. Una realtà ben nota in città, ma che necessita di essere ulteriormente sostenuta in un momento storico complesso come quello attuale.
“A gennaio la mensa compirà dieci anni, anche se Sant’Egidio è presente a Genova dal 1976. Quando è stata ideata, rispondeva all'emergenza alimentare, un problema molto serio che non riguardava solo le persone senza fissa dimora. Ogni sera, da dieci anni, portiamo cibo, bevande e coperte durante i mesi invernali a chi vive per strada, circa centocinquanta persone in città; in realtà, esiste una galassia di povertà molto più ampia", spiega Sergio Casali della Comunità di Sant’Egidio di Genova.
“Nel corso degli anni, abbiamo affrontato diverse emergenze, dalle crisi internazionali alla pandemia, che ha fatto emergere una grande povertà. Più di recente, la fine del reddito di cittadinanza per alcune persone e l'aumento dell'inflazione hanno rappresentato un grave problema per le famiglie con figli, oggi molto più in difficoltà rispetto al passato”. Aiutare, sostenere, e fornire risposte concrete a bisogni reali è da sempre alla base delle attività della Comunità, che, a differenza di altre realtà, non ha riscontrato un calo di volontari nel corso degli anni. “Durante la pandemia, abbiamo avuto un aumento di volontari, non solo alla mensa ma anche nei tanti servizi della Comunità a Genova. Parliamo di circa un migliaio di persone, il che ci permette di rispondere a tutte le esigenze che incontriamo. Per quanto riguarda la mensa, abbiamo circa duecentocinquanta volontari che si alternano in due turni: uno nel primo pomeriggio, con la partecipazione principalmente di pensionati che hanno maggiore libertà oraria, e uno nel tardo pomeriggio, frequentato da molti lavoratori. Siamo orgogliosi di non aver chiuso neanche a Ferragosto, anche se durante l'estate tutto è chiaramente più complesso. Grazie al passaparola e agli inviti tra i volontari, riusciamo a garantire sempre la disponibilità necessaria. Ovviamente, più siamo, più persone possiamo aiutare, e la porta della Comunità è sempre aperta per chi desidera fare volontariato”.
Ma non tutto è rose e fiori: se è vero che non mancano persone di buona volontà, i problemi riguardano soprattutto l’aspetto economico. “Abbiamo un costo annuo di circa 750 mila euro per preparare i pasti cinque giorni alla settimana, e senza un introito regolare questo rappresenta un problema. Abbiamo grandi sponsor, come Costa Foundation, e anche il Crédit Agricole quest’anno ci ha dato un grosso aiuto. Inoltre, abbiamo accesso a prezzi calmierati per l’acquisto dei cibi grazie all’Arcidiocesi, ma sostenere i costi rimane difficile. Grazie all’attività della mensa, negli anni, siamo riusciti a togliere dalla strada sessanta persone, soprattutto anziani e donne. Alcuni hanno avuto accesso ad appartamenti messi a disposizione dalla Costa Foundation, molti sono seguiti dai nostri volontari e vivono in alloggi di edilizia residenziale pubblica, riuscendo a diventare autonomi. Non smettiamo mai di seguire le persone, e alcune di loro iniziano a loro volta a fare volontariato, anche per restituire in qualche modo ciò che hanno ricevuto”.
L’appello, quindi, è a sostenere le attività della Comunità di Sant’Egidio per far sì che i servizi possano continuare con lo stesso impegno e la stessa cura. Per farlo, è possibile visitare il sito www.santegidioliguria.org dove sono indicati i contatti per aiutare, sia donando il proprio tempo, sia mettendo a disposizione risorse. “La sofferenza non è un problema solo dei volontari di Sant’Egidio, ma di tutta la città”, continua Casali. “Immaginando Genova come una famiglia, se un membro soffre, il problema è di tutti, non solo di chi ha una sensibilità particolare”.
Oltre alla mensa, sono molti gli ambiti in cui la Comunità si impegna, e uno dei più importanti nella nostra città è il sostegno agli anziani. “Siamo una città con un gran numero di persone anziane, e per loro, quella che volge al termine è stata una stagione molto difficile. Supportare i nostri anziani, che sono una grande ricchezza, costruire un rapporto di amicizia e vicinanza con loro, è qualcosa che tutti possono fare. La grande epidemia del nostro tempo è la solitudine, spesso sottovalutata: andare a trovare a casa o in istituto gli anziani, scambiare qualche parola con loro ha un valore straordinario, che ha salvato delle vite”. I volontari impegnati in questo ambito sono circa cinquecento, ma anche in questo caso una mano e un cuore in più possono fare concretamente la differenza.