In via Frugoni una storica quercia che per oltre un secolo aveva adornato la scalinata è stata recentemente abbattuta, suscitando reazioni contrastanti tra i residenti e gli amanti del verde cittadino.
La decisione, presa dal Comune, ha nuovamente sollevato domande sulla gestione del patrimonio arboreo e sul bilanciamento tra la sicurezza pubblica e la conservazione del verde urbano.
L'abbattimento di alberi nelle aree urbane è spesso un tema di dibattito. Da un lato, le amministrazioni sono chiamate a garantire la sicurezza dei cittadini, specialmente quando un albero può rappresentare un rischio a causa di malattie, instabilità o altre condizioni pericolose. Dall'altro, gli alberi secolari rappresentano un valore storico e culturale, oltre che un contributo ecologico significativo in termini di ombreggiatura, riduzione dell'inquinamento e mantenimento della biodiversità.
Nel caso della quercia di via Frugoni, l'albero è stato rimosso anziché essere sottoposto a potatura, una soluzione che alcuni ritengono avrebbe potuto preservarlo. Tuttavia, senza dettagli tecnici sulle condizioni dell'albero e sulle valutazioni effettuate dai responsabili del verde pubblico, è difficile stabilire con certezza se l'abbattimento fosse inevitabile o se fossero percorribili alternative.
Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di discussioni e polemiche sulla gestione del verde urbano a Genova. Recentemente, l'abbattimento di quindici pini marittimi in viale Paolo Thaon di Revel, nei pressi della stazione Brignole, ha provocato una forte mobilitazione dei cittadini e delle associazioni locali. La decisione di abbattere questi alberi è stata giustificata dal Comune con la necessità di garantire la sicurezza pubblica, a seguito di uno studio tecnico che ha rilevato la presenza di danni irreparabili alle radici e al tronco, causati da attacchi fungini. Tuttavia, diverse associazioni e cittadini hanno criticato l'operazione, sostenendo che gli alberi erano sani e salvabili e che si sarebbero potuti esplorare metodi alternativi per metterli in sicurezza.
L'episodio di Brignole ha messo in luce un acceso dibattito tra il Comune e la società civile, con presidi diurni e notturni e proteste che hanno evidenziato il forte legame emotivo e culturale della cittadinanza con il proprio patrimonio verde. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla pianificazione e manutenzione degli alberi urbani e sulla capacità delle istituzioni di trovare soluzioni più sostenibili per la tutela del verde pubblico. La promessa del Comune di piantare nuovi alberi entro fine settembre, per quanto positiva, non compenserà rapidamente la perdita degli esemplari secolari abbattuti, i cui benefici ecologici e paesaggistici richiedono decenni per essere eguagliati.