Attualità - 23 agosto 2024, 08:30

Centro storico, il grido di allarme: “La mafia controlla, le istituzioni lasciano fare”

Andrea Piccardo, fumettista, attivista e storico commerciante della Maddalena ci racconta come la criminalità organizzata abbia trovato in quest’area di Genova un terreno fertile per i propri affari

Il centro storico di Genova continua a essere teatro di violenza, degrado e criminalità organizzata

Gli ultimi episodi di cronaca, tra cui un accoltellamento in pieno giorno a Sottoripa, sono solo la punta dell'iceberg di un problema ben più profondo. Le istituzioni locali, incapaci di gestire la situazione, sembrano aver abdicato al loro ruolo.

LA MADDALENA E I VICOLI DELLA PAURA: UNA TESTIMONIANZA DALL'INTERNO

Per comprendere appieno la portata del problema, abbiamo parlato con Andrea Piccardo, fumettista, attivista e storico commerciante della Maddalena. Piccardo, che conosce il centro storico come le sue tasche, non usa mezzi termini per descrivere la situazione: La mafia specula su tutto ciò che può, inclusi i corpi delle persone. Il suo giudizio è netto: la criminalità organizzata ha trovato nel centro storico un terreno fertile per i propri affari, approfittando della debolezza delle istituzioni e della mancanza di un presidio sociale efficace.

Piccardo racconta come la prostituzione sia uno degli esempi più evidenti di questo sfruttamento. Le strade della Maddalena sono diventate un mercato a cielo aperto, dove la dignità umana viene calpestata ogni giorno. Quando il comandante della polizia locale ci dice che siamo noi a dover dimostrare lo sfruttamento della prostituzione nel centro storico, si sta semplicemente lavando le mani”, denuncia Piccardo. La mancanza di un’azione decisa da parte delle forze dell’ordine non è solo una questione di incapacità, ma, secondo lui, rappresenta una scelta deliberata di non affrontare un problema che richiederebbe un intervento forte e coordinato.

MAFIA E IMMIGRAZIONE: UNA COMBINAZIONE ESPLOSIVA

Un altro aspetto che preoccupa profondamente Piccardo è il ruolo della mafia nel contesto dell’immigrazione. Genova, come molte altre città italiane, è stata interessata negli ultimi anni da un flusso crescente di migranti, molti dei quali si stabiliscono proprio nel centro storico. Questa presenza, invece di essere gestita con politiche di integrazione efficaci, è stata lasciata in balia delle organizzazioni criminali. “I mafiosi sono spesso più bravi di noi a dialogare con i migranti. Sanno che possono sfruttarli e lo fanno senza scrupoli”, spiega Piccardo.

Mentre le istituzioni faticano a comprendere e affrontare le complessità culturali e sociali che accompagnano questi flussi migratori, la mafia ha trovato un modo per trasformare questa vulnerabilità in un’opportunità di profitto. Il risultato è che i migranti, già provati da viaggi estenuanti e da condizioni di vita difficili, si trovano ulteriormente sfruttati e isolati, vittime di un sistema che li vede solo come merce di scambio.

UN CENTRO STORICO IN MANO ALLE FAMIGLIE MAFIOSE: UNA STORIA DI FALLIMENTI

La presenza della criminalità organizzata nel centro storico non è un fenomeno recente. Tra il 2007 e il 2014, ci furono tentativi di arginare l’attività delle famiglie mafiose che operano nella zona, ma questi sforzi si sono rivelati insufficienti. “La situazione nel centro storico non è mai stata facile - ricorda Piccardo - ma ora ci ritroviamo con gli stessi problemi di allora”.

I nomi delle famiglie mafiose che controllano il territorio, come i Caci, i Canfarotta e gli Zappone, sono ben noti alle forze dell’ordine e alla magistratura. “Abbiamo sentenze che dimostrano chiaramente il loro coinvolgimento nello sfruttamento della prostituzione e nel traffico di droga -  sottolinea Piccardo - eppure il comandate della polizia locale dice che non ci sono prove”. Queste dichiarazioni sono un pugno nello stomaco per chi, come Piccardo, ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze di questa criminalità radicata. Le famiglie mafiose non solo sfruttano le persone, ma hanno anche stabilito un controllo capillare su molte delle attività economiche e sociali del centro storico, facendo leva sulla paura e sull’omertà.

La denuncia più pesante di Piccardo riguarda il rapporto tra le istituzioni e la criminalità organizzata. “È evidente che c’è una sorta di accordo tacito tra le istituzioni e la criminalità organizzata - accusa senza mezzi termini - Altrimenti, come si spiega il fatto che la prostituzione si concentri solo in certe zone del centro storico?”.

Secondo Piccardo, le istituzioni hanno scelto di “lasciar fare” alla criminalità in alcune aree specifiche del centro storico, evitando di intervenire in modo risoluto. Questo atteggiamento ha invece gravi conseguenze. Da un lato, la criminalità organizzata ha campo libero per gestire i propri affari, dall’altro, i cittadini e i commercianti sono costretti a convivere con una situazione insostenibile

IL DECLINO DEI SERVIZI PUBBLICI

Negli anni passati, il centro storico era sorvegliato da un presidio sociale ben strutturato. In passato, i servizi pubblici erano più presenti sul territorio”, ricorda Piccardo. Progetti come Sunrise o Porta a Porta, che si concentravano sul contrasto alla prostituzione e sul supporto alle persone in difficoltà, rappresentavano un tentativo concreto di migliorare la situazione. Oggi, però, gran parte di questi servizi è stata esternalizzata, e la loro efficacia è notevolmente diminuita. “Servirebbe un ritorno alla gestione pubblica dei servizi alla persona, ma questo richiede una volontà politica che al momento non vedo”, afferma con rammarico Piccardo.

La scomparsa di questi presidi ha lasciato un vuoto che la criminalità organizzata ha rapidamente colmato. Le cooperative sociali che gestiscono i progetti attuali fanno il possibile, ma senza un sostegno adeguato e una visione a lungo termine, i loro sforzi rischiano di essere vani. Il modello attuale, che affida tutto alle cooperative, ha i suoi limiti. C’è il rischio che si chiuda un occhio su certi problemi pur di mantenere un’immagine positiva”, avverte Piccardo.

"Senza un intervento deciso e una volontà politica chiara, il centro storico rischia di essere definitivamente abbandonato a se stesso, con conseguenze devastanti per l’intera città”, conclude Andrea Piccardo.