Il 15 agosto sembrava essere una data cruciale nell’intricata partita a scacchi delle elezioni regionali liguri.
Nel mondo del centrosinistra era trapelato un “a cavallo di Ferragosto” in merito al tanto atteso annuncio della candidatura di Andrea Orlando: prima di metà mese nulla si è mosso, non resta che attendere la prossima settimana per mettere un punto a quello che ormai tutti sanno ma nessuno dice chiaramente.
Nel centrodestra, invece, dopo le parole di Toti e strategie più o meno veritiere, pare aprirsi davanti agli occhi la strada che porta al vice sindaco di Genova, Pietro Piciocchi. Ma anche qui, per ora, non c’è traccia di una comunicazione ufficiale. Nessuno aveva annunciato un’uscita allo scoperto prima di Ferragosto, ma sembra difficile che si vada troppo in là nel tempo, soprattutto se all’orizzonte c’è una campagna elettorale che faccia conoscere il candidato su tutto il territorio regionale e non solo nel capoluogo.
Tutti gli indizi, quindi, portano a guardare alla prossima settimana come quella più ‘calda’ per la politica ligure. Smaltiti i pochi giorni di ferie, tutti i protagonisti sono pronti per rimettersi al lavoro e, da lunedì, pianificare una serie di uscite, annunci e strategie che guardino al weekend elettorale al momento fissato per il 27 e 28 ottobre, anche se non è da escludere un possibile spostamento ai primi di novembre.
Nel panorama sonnecchiante della politica ligure alle prese con le calde giornate di metà agosto c’è da registrare solamente la fuga in avanti (vera o strategica che sia) del Movimento 5 Stelle che ha messo sul tavolo il nome del senatore Luca Pirondini. I pentastellati scelgono così di battere un secondo colpo dopo quello degli inizi con la proposta dell’europarlamentare Tiziana Beghin, quando ancora il ‘campo largo’ non era all’orizzonte. Possibile che ci sia del vero, come è altrettanto possibile che si tratti solamente di una mossa utile a ricordare agli avversari che il M5S c’è e non vuole giocare il ruolo della comparsa.
Quello stesso ‘campo largo’ al cui interno si dovrà fare chiarezza, per forza di cose, tra i poli opposti di AVS e Italia Viva. Non è un segreto che la presenza dei renziani in coalizione non piaccia ai più radicali, così come non è un segreto che i rapporti tra Italia Viva e Azione siano a dir poco ruvidi. Tutti punti che la grande alleanza del centrosinistra dovrà in qualche modo chiarire prima (o a ridosso) dell’annuncio del candidato presidente, sempre che non si voglia, per qualche strana ragione, partire con il piede sbagliato o, per meglio dire, con un sassolino di troppo nella scarpa.