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Attualità | 16 agosto 2024, 12:09

Coltellate tra quattordicenni per un like, lo psichiatra Crepet: “È il totale fallimento della famiglia”

"Che qualche bontempone non pensi che sia stata una cosa eccezionale, non so come ce la potremmo cavare. C’è chi, arrampicandosi sugli specchi, dice di non generalizzare magari dicendo che è stato il figlio di uno che è in galera. Dobbiamo capire che non si tratta di ragazzini strani ma dei nostri figli"

Coltellate tra quattordicenni per un like, lo psichiatra Crepet: “È il totale fallimento della famiglia”

Un’aggressione partita per un like, un tredicenne che ferisce un quattordicenne durante la festa di paese.

Quanto accaduto ieri sera a Sori, durante i festeggiamenti per il Ferragosto è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo che coinvolge un gruppo di adolescenti.

Una deriva che sembra difficile da arginare, se non impossibile.

Siamo all’impotenza - commenta Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore - di queste cose ne commento in giro per l’Italia ogni due o tre giorni. Che qualche bontempone non pensi che sia stata una cosa eccezionale, non so come ce la potremmo cavare. C’è chi, arrampicandosi sugli specchi, dice di non generalizzare magari dicendo che è stato il figlio di uno che è in galera. Dobbiamo capire che non si tratta di ragazzini strani ma dei nostri figli”.

L’anticipazione e la precocità di certi comportamenti, per il professor Crepet sono un fenomeno in atto da decenni: “Cosa fa scaturire episodi come quello di Sori? Il sesso. Una foto, una relazione, l’anticipo delle prime esperienze sessuali che arriveranno sempre prima. Questo lo abbiamo voluto noi, non i marziani o qualche barbaro che è arrivato nel golfo di Genova”.

Un tema che lo psichiatra ha deciso di affrontare anche nel suo ultimo libro ‘Mordere il cielo’ offrendo spunti di riflessione e letture della società a diversi livelli: “Cosa potrebbe far fermare questo trend? Niente” commenta ancora Crepet che, con lucidità, inquadra la società attuale come incapace di educare.

Adesso, ne io o lei, ne il sindaco, il ministro o qualcuno che abbia autorità dice ‘ci penso io’. Nell’educazione è sempre avvenuto così: a un certo punto c’è stato chi ha detto che ci avrebbe pensato. Non amo l’autoritarismo ne la brutalità, ma quando qualcosa non andava il papà si sfilava la cinghia, il preside si arrabbiava, la comunità non tollerava. Alla richiesta di un gin fizz da parte di una tredicenne, un barista avrebbe dato i numeri chiamando immediatamente la famiglia. Ora non è più così: su questi ragazzini la società ci guadagna”.

Crepet prosegue: “Io lo dico anche se mi trattano da grillo parlante e mi schiacciano con una pantofola, dietro a tutto questo c’è il totale sfascio della famiglia. È imbarazzante che la signora e il signor Rossi, nemmeno quarantenni, siano medaglia d’oro di insipienza educativa. Non hanno vissuto le pene dell’educazione terribile fatta di punizioni fisiche, non finivano dietro alla lavagna, non ascoltavano i Beatles. Questa generazione è contemporanea che è fallita. Avrebbero dovuto capire e non lo hanno fatto, o non ne hanno intenzione, di essere figli di un lassismo totale. Sono figli di una catastrofe che non sono riusciti a frenare e oggi non solo non sanno farlo ma si chiedono perché dovrebbero”.

Una mancanza di criticità che, di conseguenza, non smuove le coscienze: “Al di là dell’episodio di Sori, oggi in spiaggia una signora sta parlando con una sua amica, un signore discute col suo amico, e quando sentono la notizia non la vedono come il lupo alle porte del villaggio. Sono loro che ai loro figli, la sera, smollano cento euro perché facciano ’seratona’. Certo, non pensano che vada a finire con il coltello nelle budella, ma bisogna dire che non dano basi diverse. L’accoltellamento scuote le coscienze ma perché è una seccatura che ti fa perdere una giornata di sole, rovina le vacanze”.

Un’omologazione diffusa che non vede più la presa di posizione della famiglia decisa a dare regole e principi, ma che si ribalta offrendo il fianco a comportamenti sempre più anticipati: “A dodici anni uscire con la minigonna inguinale, truccata come Marilyn Monroe, forse con qualche tatuaggio, mette in atto una serie di comportamenti sessuali secondari. Anche ai miei tempi le ragazze mettevano la minigonna in borsa, si cambiavano senza farsi vedere e lo facevano magari in ascensore ma se ti beccava, per esempio, la zia arrivavano le conseguenze. Adesso la zia dice ‘ah che carina, sai che ho visto la Valentina con le mutande l’altra sera?’. Visti questi elementi, bisogna iniziare a ragionare sull’aggiornamento del calendario di crescita. Vogliamo finire di fare gli ipocriti? Bisogna dire che i sedici anni di oggi non sono i sedici anni degli anni Ottanta. Se a tredici fai sesso, a sedici puoi essere maggiorenne”.

Pensare che giovani e giovanissimi, nonostante la precocità delle prime esperienze, non fanno più sesso: “Se lo hai fatto a dodici anni con il placet familiare, perché alle quattro di mattina non giocano a briscola, vuol dire che il sesso è diventata una questione pediatrica”.

Tutto ruota attorno all’immagine del corpo, così cantanti anche molto note, si spogliano colpendo una generazione giovanissima e il mondo del rap non fa eccezione con i temi toccati nelle canzoni.

Quello che mi preoccupa davvero - aggiunge Crepet - è vedere ragazzi così giovani e così violenti. È disarmante. Sono violenti perché sono annoiati, perché se non va a finire in caciara non sai che fare. La sera vanno bere dieci, quindici shot, questo vuol dire che i genitori accettano ufficialmente, in Italia, di essere dei pusher dando i soldi, cinquanta o cento euro, a una ragazzina di tredici anni. Cosa ci fanno con quei soldi? Vanno a comprarsi da bere. Si ritrovano giovanissimi ad avere soldi sufficienti, ogni giorno, per le loro serate. Bevono fino ad arrivare a un livello di rimbecillimento che ti porta a non capire più niente, a essere insoddisfatto delle cose che fai. A quel punto, ti arrabbi perché hai visto Marisa in costume da bagno”.

Lo psichiatra conclude: “Mi sorprende che siano così pochi gli episodi come quello di ieri sera, forse perché tante volte non arrivano nemmeno agli onori della cronaca. Continuera ad accadere così fino a quando qualcuno non dirà ‘la misura è colma’ ma al momento non si vede nemmeno all’orizzonte. Questa generazione non comincerà a studiare. Non sono nell’ottica di fare sforzi; si ritroveranno ad avere soldi ma a essere ignoranti, una situazione pericolosa come il tritolo. Hanno l’unica prospettiva di ereditare. Diciottenni tutti promossi e genitori che festeggiano. Ci aspettano anni difficili”.

 

Isabella Rizzitano

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