Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
La prima cosa che colpisce di palazzo Nicolosio Lomellino è la facciata, unica nel suo genere, che è un alternarsi di decorazioni a stucco sul tipico fondo azzurro.
Erme, scudi e festoni, dall’esterno invitano a entrare continuando sulla volta dell’atrio e lasciando intravedere il ninfeo del cortile interno.
Costruito tra il 1563 e il 1569 per volontà del commerciante di corallo Nicolosio Lomellino, l’edificio nei primi anni del Seicento passò a Luigi Centurione. Fu lui, nel 1623, a chiamare Bernardo Strozzi a decorare le sale della sua dimora.
Qui, il frate, nel pieno della sua attività e della sua fama, realizzò tre stanze affrescate: la Navigazione (oggi in gran parte andata persa nel bombardamento del ’43), la Fede e l’Astronomia.
Ma la storia della commissione e il ritrovamento delle decorazioni è ciò che più ha affascinato nel tempo. Dopo le modifiche strutturali del 1711 sotto la proprietà della famiglia Pallavicino, questi straordinari affreschi scompaiono, tanto che per diverso tempo si è ritenuto fossero andati perduti.
A riscoprirli, sul finire degli anni Novanta, è stata la studiosa americana Mary Newcome. Dopo aver letto i documenti della commissione e della conseguente lite tra Strozzi e Centurione con tanto di atti del Tribunale, Newcome raggiunge il primo piano nobile del palazzo convinta di ammirare l’opera ma davanti a sé si trova solo un soffitto privo di decorazione. L’intuizione della studiosa però, si rivela giusta: la stanza è stata controsoffittata e lei, rendendosene conto, riesce a riportare alla luce un ciclo di affreschi straordinario, una scoperta inimmaginabile.
La parte meglio conservata è quella della Fede, una figura femminile intenta a sbarcare nel Nuovo Mondo, circondata dagli Evangelisti e dagli angeli, un omaggio alla famiglia Centurione, coinvolta in una delle spedizioni di Cristoforo Colombo.
Veri protagonisti dell’affresco però sono gli Indios del Nuovo Mondo, per la prima volta rappresentati nelle loro attività quotidiane.
Al secondo piano, oggi difficilmente visibili, sono conservate tre stanze affrescate che raccontano il Settecento genovese e le influenze bolognesi. Protagonista indiscusso è Domenico Parodi, figlio dello scultore Filippo, che realizza un trionfo di Apollo sfondando prospetticamente il soffitto e regalando un gioco di illusioni in cui le decorazioni dipinte a fingere il marmo dialogano con gli stucchi che fanno fuoriuscire i festoni dall’affresco.
Parodi, chiamato a guidare le modifiche del palazzo, realizzò l’ampliamento dell’edificio con il conseguente arretramento del giardino e del ninfeo ma fu anche scultore di una serie di opere che si trovano in giardino.
E proprio il giardino, oggi chiamato segreto, conclude il percorso di visita all’interno del palazzo privato ancora oggi abitato.
Glicine, agapanto e iris, con le tipiche colorazioni, sono un rimando all’architettura e creano un dialogo continuo con la stessa, attraversando il tempo nei periodi di fioritura.
Una piccola parte di un tesoro tutto da scoprire che ancora si può visitare in questa meravigliosa dimora.