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Attualità | 14 agosto 2024, 08:00

Ponte Morandi, sei anni dopo - Perché non muoiano la seconda volta

Proprio ieri si è fatta strada l'ipotesi che non si arriverà a una conclusione della vicenda giudiziaria prima del 2026. È triste e soprattutto molto inquietante

Ponte Morandi, sei anni dopo - Perché non muoiano la seconda volta

Ricordo dov’ero. 
Ricordo la fila all’ufficio postale, con la bolletta dell’Enel in mano.
Ricordo il caffè con il cannolo alla crema.
Ricordo il cazzeggio con un giardiniere dell’Aster: “È allerta arancione, oggi non combinate un belino”. 

Poi, ricordo la chat del giornale, di questo nostro giornale: “Ci sono dei problemi sul Ponte Morandi, verifichiamo un po’”. 
Ricordo il video del ‘Corriere della Sera’, quel ‘Mio Dio’ ripetuto all’infinito, quella voce piena di disperazione. 

Tutti ricordiamo dov’eravamo.
Tutti ricordiamo che cosa stavamo facendo, come in ogni occasione in cui la Storia entra di prepotenza nelle nostre vite. 

Quarantatré stavano passando sopra a un ponte: per andare a lavorare, per ritornare a casa, per recarsi in vacanza. 
Quarantatré si sono fermati così, da un secondo a un secondo dopo. Esistenze interrotte, come spegnere l’interruttore della luce. 

Dicono che una persona muoia due volte: la prima quando trapassa fisicamente, la seconda quando non ci sarà più nessuno che pronuncerà il suo nome. 
E allora oggi, a sei anni di distanza, mi consola il fatto che le vittime di Ponte Morandi non moriranno mai la seconda volta: perché noi genovesi siamo troppo seri e troppo rispettosi, e troppo profondi, per dimenticare di pronunciare questi quarantatré nomi, tutti i 14 agosto che verranno. 

Troppo spesso, con un paragone che non ho mai condiviso, il crollo del Ponte Morandi viene associato al crollo delle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre del 2001. È troppo facile e troppo superficiale, perché là fu un atto di terrorismo dettato dalla malvagità, qui fu un atto di menefreghismo dettato dall’insipienza, dall’irresponsabilità, dalla voracità di fare più profitti avendo meno costi. 

È sbagliato perché quanto più le responsabilità vengono annacquate, quanto più le cose non vengono chiamate con il proprio nome, tanto più ci si allontana dall’obiettivo: che è quello che questa tragedia abbia giustizia, che il processo non s’incagli, che non venga scritta l’ennesima e odiosa pagina tutta italiana dove tutti sono colpevoli ma, alla fine, nessuno risulta colpevole. Proprio ieri si è fatta strada l'ipotesi che non si arriverà a una conclusione della vicenda giudiziaria prima del 2026. È triste e soprattutto molto inquietante. 

Oggi, a sei anni di distanza, ricordare significa anche questo. Ricordare nomi e cognomi di quarantatré persone e ricordare a chi di dovere che almeno quarantatré famiglie aspettano di capire come andrà a finire.
E che non vogliono veder morire i propri cari la seconda volta. 

I genovesi faranno la loro parte. Come sempre e per sempre. 
Tutti gli altri: beh, tutti gli altri siano all’altezza dei genovesi.

In memoria di Luigi Matti Altadonna, 35 anni; Melissa Bastit, 22 anni; Giovanni Battiloro, 29 anni; Camilla Bellasio, 12 anni; Manuele Bellasio, 16 anni; Francesco Bello, 41 anni; Matteo Bertonati, 26 anni; Stella Boccia, 24 anni; Admir Bokrina, 32 anni; Giovanna Bottaro, 43 anni; Elisa Bozzo, 34 anni; Alessandro Campora, 55 anni; Juan Ruben Figueroa Carrasco, 60 anni; Bruno Casagrande, 57 anni; Cristian Cecala, 43 anni; Crystal Cecala, 9 anni; Andrea Cerulli, 47 anni; Marta Danisi, 29 anni; Marius Djerri, 22 anni; Giorgio Donaggio, 57 anni; Gerardo Esposito, 27 anni; Alberto Fanfani, 32 anni; Nathan Gusman, 21 anni; Henry Diaz Henao, 28 anni; Francesco Licata, 57 anni; Anatoli Malai, 44 anni; Dawna Munroe, 42 anni; Axelle Place, 19 anni; Juan Carlos Pastenes Rivillo, 64 anni; Ersilia Piccinino, 41 anni; Claudia Possetti, 47 anni; William Pouzadoux, 22 anni; Leyla Nora Rivera Castillo, 47 anni; Roberto Robbiano, 44 anni; Samuele Robbiano, 7 anni; Alessandro Robotti, 50 anni; Marian Rosca, 36 anni; Gennaro Sarnataro, 43 anni; Antonio Stanzione, 29 anni; Carlos Jesus Erazo Trujillo, 23 anni; Mirko Vicini, 30 anni; Andrea Vittone, 49 anni; Angela Zerilli, 58 anni.

Alberto Bruzzone

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