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Attualità | 13 agosto 2024, 08:30

Cronache nere diventate storie - Il whisky, la carta da gioco e la morte senza un perché di Donatella Manunta

Il 22 marzo del 1990 fu trovata uccisa nella sua abitazione di via Untoria a Savona. Negli anni sono stati almeno sei i sospettati. Voleva trasferirsi a Genova per aprire un albergo

Cronache nere diventate storie - Il whisky, la carta da gioco e la morte senza un perché di Donatella Manunta

Prosegue questo martedì, e ci terrà compagnia per tutti i martedì successivi, ‘Cronache nere diventate storia’, un ciclo di articoli dedicati a misteri, casi irrisolti, casi riaperti dopo anni, episodi e vicende che hanno interessato la nostra regione e che sono diventati, nel tempo, memoria collettiva, passando dalle pagine dei giornali alle trasmissioni televisive, sino ai libri e ai podcast. Ad aprire le finestre sul passato è Valentina Carosini, la nostra giornalista da anni impegnata tra cronaca nera e palazzo di giustizia per agenzie e testate nazionali. 

Non tutte le strade portano a Genova nel ricercare e raccontare storie di delitti irrisolti. Qualche volta la città è un'altra, come in questo caso, ma Genova rimane in qualche modo sullo sfondo, come un desiderio.

Il desiderio nello specifico è quello di Donatella Manunta, che nel 1990 ha 51 anni e vive a Savona e un giorno, ad alcune amiche, racconta di volersi trasferire a Genova e cambiare vita. Non fa in tempo perché il 22 marzo del '90 qualcuno la uccide all'interno della sua abitazione.

Uccide non è il termine preciso, se si ripercorrono le cronache del tempo dell'omicidio di via Untoria, passato alla storia con il nome del 'delitto Manunta' o del 'delitto della carta da gioco'.
In realtà il gioco non c'entra, perché quello di Donatella è un massacro: cranio sfondato, un lago di sangue, ma i primi ad arrivare sul luogo del delitto si formano subito una convinzione, cioè che la vittima conoscesse il suo assassino, perché lo ha fatto entrare in casa dove non ci sono segni di effrazione.

E gli ha anche offerto un whisky. La stanza, però, fa venire alla mente quello che forse è il più noto tra i romanzi di Agatha Christie, quando la giallista più celebre al mondo fa dire al suo protagonista, Poirot, sulla scena del crimine: "Avete notato che in questa stanza ci sono un po' troppi indizi?". 

Gli inquirenti che scoprono il delitto devono fare un passo indietro e, diligentemente, conviene anche a noi farlo.
Donatella Manunta ha gli occhi a mandorla, è bionda e ha un fisico asciutto e minuto. Trapiantata in Liguria, dalla Sardegna dov'è nata come Salvatore, vive nella città della Torretta e dieci anni prima della sua morte è la prima in tutta la Liguria ad effettuare un'operazione di transizione chirurgica, a Londra.

Ha clienti occasionali e fissi, si prostituisce ed è conosciuta in città, ha una lunga lista di frequentatori assidui e persone con cui intreccia negli anni relazioni. È il suo sogno quello di trasferirsi a Genova, e lo racconta alle amiche, per aprire un albergo, cambiare città e vita. Una sera di marzo il suo corpo viene trovato senza vita in casa sua, al 14 di via Untoria, uccisa con la testa fracassata ma prima ancora stuprata, con una bottiglia che le viene trovata conficcata nei genitali, e con una carta da gioco posata sul petto. Intorno, al tavolo, ci sono ancora due bicchieri che aveva versato, uno per lei ed uno per un ospite, rimasto senza volto.

O meglio, negli anni, di volti associati a quell'ultimo bicchiere e quindi anche ad un possibile omicidio, volti di sospettati, se ne sono contati almeno sei. Tutti prima o poi scagionati.
C'è un primo uomo, con il quale Donatella è stata fidanzata, che sconta anche tre anni di carcere: è un necroforo di Stella, sulle alture del savonese, con il quale si era lasciata da tempo. Quella sera lui ammette di essere stato nell'abitazione, ma lei era ancora viva. Sospettato, viene arrestato e finisce in carcere ma nel frattempo le indagini riprendono e progrediscono. Si trovano delle impronte sulla bottiglia, sono quelle di un altro uomo, identificato, che risulta residente in Valbormida. Il primo fidanzato viene scagionato, torna in libertà e verrà anche risarcito, ma morirà all'improvviso nel '98. Anche il secondo uomo viene scagionato, perché gli indizi a suo carico non sono sufficienti.

Anche Donato Bilancia venne sentito a proposito del delitto, anni dopo, per un'ipotesi che legava il delitto di Donatella ad altri casi simili, omicidi brutali rimasti senza un colpevole, che con un unico filo tenevano insieme Savona, il Sanremese e il basso Piemonte. 
Nel marzo prossimo, il 22, saranno passati 35 anni dal delitto Manunta.

Valentina Carosini

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