Sport - 12 agosto 2024, 08:15

Scuola calcio, Pizzaferri (Sestrese): “Ogni bambino ha il diritto di giocare, non selezioniamo talenti ma cresciamo persone”

Continua il nostro viaggio nelle realtà sportive locali a commentare la notizia dell'esclusione di alcuni ragazzi perché ritenuti "troppo scarsi"

Nel mondo del calcio giovanile, l’inclusione è spesso proclamata come un valore fondamentale. Tuttavia, episodi recenti dimostrano che la realtà può essere ben diversa. È il caso di una scuola calcio piemontese che ha suscitato scalpore per aver escluso alcuni ragazzi, ritenuti "troppo scarsi" per proseguire. Nei Nei giorni scorsi abbiamo anche raccolto le critiche di un ragazzo di tredici anni, scartato dalla scuola calcio perché ha l’asma.

In un contesto così delicato, abbiamo voluto sentire la voce di chi lavora quotidianamente sul campo per promuovere il calcio come strumento di crescita e integrazione: siamo partiti dalla Scuola Calcio Merlino 8 Marzo per comprendere meglio le implicazioni di questa problematica, poi abbiamo chiesto un parere alla dirigenza dell’US Sestri Levante 1919, che si è espresso con forza contro questa pratica, infine Fabio Rossi, presidente del Villaggio Calcio, ci ha fornito una riflessione su questo fenomeno.

Oggi Matteo Pizzaferri, coordinatore tecnico della Scuola Calcio della Sestrese, ha condiviso con noi la sua visione su come le società sportive dovrebbero affrontare queste problematiche.

"Non ero a conoscenza del caso specifico in Piemonte - esordisce Pizzaferri - ma posso dire con certezza che ogni bambino ha il diritto di giocare a calcio. Questo è sancito anche dalla Carta dei Diritti del Bambino, e dovrebbe essere un principio cardine per tutte le scuole calcio". Parole che non lasciano spazio a interpretazioni e che sottolineano l’importanza di un approccio inclusivo, anche di fronte a sfide logistiche e organizzative.

La realtà della Sestrese lavora quotidianamente per garantire un’attenzione personalizzata a ogni giovane calciatore. 

"Se dobbiamo gestire quaranta bambini su un campo da cinque, diventa impossibile seguirli adeguatamente - spiega Pizzaferri - Per questo limitiamo il numero di iscritti a 20-22 per gruppo, assicurando che ogni bambino riceva il giusto supporto". Con circa 130 iscritti, la Sestrese riesce a mantenere un equilibrio tra quantità e qualità, ponendo sempre al centro il benessere e la crescita dei ragazzi.

Un problema condiviso da molte società in Liguria è la carenza di strutture adeguate: “Gestiamo due strutture principali: una a Sestri, per la scuola calcio, e una al Piccardo, per le squadre a undici e la prima squadra”, spiega Pizzaferri. 

La concorrenza tra società sportive per accaparrarsi i migliori talenti è un’altra sfida significativa. "Purtroppo, esiste una sorta di ‘guerra’ tra club, che crea non pochi problemi - ammette Pizzaferri - Questa competizione, sebbene naturale in un ambiente sportivo, può portare a pratiche discutibili che rischiano di danneggiare i giovani e minare il principio di inclusività”.

Le parole e le pratiche di Pizzaferri e della Sestrese dimostrano che è possibile costruire un ambiente sportivo sano, inclusivo e orientato alla crescita personale di ogni giovane atleta.

L’auspicio è che questo modello possa essere d’ispirazione per altre realtà sportive, affinché il calcio giovanile torni a essere un luogo di inclusione e divertimento, dove ogni bambino possa crescere e sognare, con un pallone tra i piedi.