Nel calcio giovanile sta destando preoccupazione la pratica che prevede l’esclusione dei bambini dalle scuole calcio perché ritenuti "troppo scarsi".
Nei giorni scorsi abbiamo raccolto le critiche di un ragazzo di tredici anni, scartato dalla scuola calcio perché ha l’asma, ma anche i dubbi della Scuola Calcio Merlino 8 Marzo di Sestri Ponente.
Oggi ci confrontiamo con Simone Melillo, responsabile del settore giovanile dell’US Sestri Levante 1919, che si è espresso con forza contro questa pratica, sottolineando l'importanza di un approccio inclusivo nello sport.
Melillo non ha usato mezzi termini per criticare la decisione della società Rivarolese (in Piemonte), che ha negato l'iscrizione a ventiquattro bambini delle annate 2014 e 2015 per ragioni tecniche.
“Quando ho letto la notizia l'ho subito condivisa con lo staff. Ovviamente eravamo contrari e scioccati dalla scelta di questa società. Ho sentito anche il presidente di questa società alla radio e ho ascoltato le sue giustificazioni. Mi sono sembrate totalmente sbagliate e prive di senso, sia per come è nata la decisione, sia per come è stata giustificata”, ha dichiarato Melillo.
Melillo ha spiegato come l’US Sestri Levante affronta le sfide del calcio giovanile senza ricorrere a esclusioni discriminatorie.
“Questo è il secondo anno consecutivo che siamo entrati nel mondo dei professionisti, un cambiamento radicale sia per il settore giovanile che per la prima squadra. In pochissimo tempo siamo riusciti a salvaguardare l'accademia, ovvero la scuola calcio, che attraverso il pagamento di una retta garantisce ai nostri tesserati di svolgere attività sportiva, specificamente il calcio, facendo anche del sociale. Fare del sociale significa non fare selezione e non lucrarci sopra”.
Il calcio giovanile deve rimanere un ambiente di crescita, socializzazione e divertimento per tutti i bambini, indipendentemente dalle loro abilità tecniche. La gestione di un settore giovanile inclusivo comporta sfide economiche significative.
“Oggi, posso assicurare che chi pensa di guadagnare sui settori giovanili si sbaglia. Noi, nei settori giovanili, riusciamo a malapena a coprire i costi. Tra il rimborso che diamo ai nostri allenatori, le utenze che sono aumentate negli ultimi anni, e l'affitto dei campi, abbiamo raggiunto già un grande risultato riuscendo ad andare in pari” ha sottolineato Melillo.
Melillo ha anche parlato delle selezioni nelle categorie professionistiche.
“Abbiamo tre leve, anzi due leve obbligatorie professionistiche: l'Under 15 e l'Under 17, che sono obbligatorie secondo le regole della Federazione. Quest'anno facciamo anche l'Under 16, che non è richiesta, ma abbiamo deciso di farla comunque. Naturalmente, si fa selezione per la prima squadra e non si paga una retta, quindi è un investimento della società per il futuro dei propri tesserati”.
Riguardo alle giustificazioni della Rivarolese sulla mancanza di spazi, Melillo ha risposto:
“Siamo riusciti, dopo tanti incontri con l'amministrazione, ad avere in gestione per due anni un campo a 9. In più, probabilmente dovremo affittare altri campi a 5 nelle zone limitrofe. Se ci sono problemi di spazio, dovresti rinunciare a una o due leve agonistiche e non tenere i più bravi e scartare quelli meno bravi. Questo ha poco senso.”